Lo scorso 8 aprile è stato un giorno molto particolare per Pino Maniaci, giornalista siciliano, direttore di Telejato, per anni simbolo del giornalismo antimafia nel nord della Sicilia. L’8 aprile ha infatti segnato l’epilogo di una lunga storia giudiziaria e di iniqua gogna mediatica. Nel maggio del 2016, nell’ambito di una inchiesta che portò all’arresto di 9 boss della zona di Borgetto (in provincia di Palermo), Pino fu accusato di estorsione ai danni degli ex sindaci di Partinico e Borgetto e di diffamazione ai danni del giornalista Michele Giuliano e del pittore Gaetano Porcasi. In seguito a queste gravi accuse, nei confronti di Maniaci fu emesso persino il divieto di dimora a Partinico. Ci sono voluti 5 anni perché il suo nome fosse riabilitato e la giustizia compiuta. Il giudice monocratico Mauro Terrano, infatti, dopo 5 ore di camera di consiglio, ha deliberato per Maniaci l’assoluzione in formula piena per il grave reato di estorsione (che era da subito apparso improbabile), confermando il solo capo d’accusa della diffamazione.

Abbiamo sempre creduto, da subito, nell’innocenza di Pino Maniaci. Qualche giorno fa, dopo l’assoluzione, lo abbiamo contattato per parlare dell’intera vicenda. La nostra conversazione è iniziata chiedendogli semplicemente quale fosse oggi il suo stato d’animo, se fosse finalmente sollevato e felice. La risposta è stata spiazzante: “No! – ha replicato seccamente – perché è un duro colpo per la Procura di Palermo. Come ho già detto a caldo, la Procura ha fatto una figura di merda con questa inchiesta sul mio conto, ma soprattutto con la richiesta di una condanna ad 11 anni e mezzo per qualcosa di inesistente. Proprio a dimostrare che c’era un accanimento, una vendetta per le inchieste di Telejato sulle misure di prevenzione”.

Pino ha proseguito raccontandoci delle svariate intercettazioni telefoniche dalle quali sembrerebbero emergere particolari alleanze in seno alla magistratura, nonché la promessa, in virtù di tali alleanze, di occuparsi di lui per venire in soccorso di Silvana Saguto, il cui metodo illecito (la Saguto è poi stata condannata) in seno alle misure di prevenzione era stato più volte smascherato dalla emittente televisiva diretta da Pino. “C’è una telefonata – afferma Maniaci – tra la Saguto e Pignatone, allora procuratore di Roma, da cui si apprende che Pignatone, Palamara e lo stesso Napolitano volevano fortemente alla Procura di Palermo Francesco Lo Voi, della loro stessa corrente politica. Poi, Lo Voi arriva a Palermo e c’è questa accelerazione delle indagini sul mio conto, ma fortunatamente nello stesso tempo scoppia lo scandalo Saguto”. “In un’altra intercettazione – aggiunge – si sente la Saguto dire che Lo Voi le avrebbe detto di stare calma che a Pino Maniaci ci stavano pensando loro. Il mio peccato mortale è stato quello di aver rotto il bancomat, il salvadanaio e l’ufficio di collocamento di magistrati, parenti, amici e amici degli amici. Ho toccato interessi economici enormi”.

Sin dalle prime fasi dell’inchiesta c’erano cose che non quadravano, come i montaggi dei video trasmessi su tv e quotidiani online (palesemente tagliati e montati ad arte), per non parlare dell’aver ritenuto estorsione una richiesta di soldi “più IVA”, che corrispondeva al prezzo dello spazio pubblicitario su Telejato. Come è stato possibile, a tuo avviso, che la procura abbia portato avanti un’accusa simile?  

Io la considero proprio una vendetta da parte della Procura, un vero e proprio abuso di potere.

Come ti sei sentito in questi anni? Cosa ti ha fatto più male?

Vedere il mio nome macchiato in maniera indelebile e vedere distrutta l’esperienza di scuola di giornalismo che avevo avviato prima dello scandalo. In un paese democratico, dove esiste la presunzione di innocenza sino al terzo grado di giudizio, non è accettabile che si facciano conferenze stampa alla procura con la sola verità dei pubblici ministeri e senza contraddittorio. Queste conferenze stampa non vanno fatte, servono solo ai procuratori e alle forze dell’ordine per farsi pubblicità, per fare le prime donne e poi chiedere magari promozioni”.

In virtù di quanto ti è accaduto, c’è qualcosa che ritieni di aver sbagliato?

No, nella maniera più assoluta. Rifarei tutto. Anzi, in seguito alla sentenza con cui il giudice ha proclamato che tutto quello che è stato detto dalla procura sul mio conto sono minchiate, poiché io sono stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, credo che siano loro a doversi vergognare di quello che hanno fatto.

Adesso che è arrivata la tua assoluzione, hai qualche sassolino da toglierti dalla scarpa o qualcosa da dire ai tuoi accusatori mediatici?

A quella stampa che ha preso per oro colato tutte le affermazioni della Procura senza nemmeno chiedersi “ma che minchia sono 376 €, ma che cazzo di estorsione è?!”, dico semplicemente che non fanno bene il loro mestiere. L’Italia è al 76simo posto per libertà di informazione proprio perché abbiamo una informazione politicizzata che segue le procure, io li chiamo i “procurini”, che stanno dietro la porta della Procura ad elemosinare gli scoop che gli dà il pm di turno. Ma i più grandi sassolini li ho nei confronti del capitano De Chirico e del tenente Alimonda che dovrebbero appendere al chiodo quella divisa che fu di uomini che hanno veramente dato la vita per la lotta contro la mafia, come Carlo Alberto Dalla Chiesa. Dovrebbero non indossarla perché non ne sono degni. Infine, la procura, i cinque pubblici ministeri coinvolti, compreso Lo Voi, portato a Palermo per crocifiggermi, dovrebbero riflettere sul fatto che l’abuso di potere è un reato ancora più grave di quello dell’estorsione.

La telefonata con Pino si è conclusa con una sua richiesta di aiuto, con un appello affinché lo si aiuti a fare ripartire il progetto della scuola di giornalismo. Un appello che merita molta condivisione perché, una buona scuola di giornalismo potrebbe forse liberarci, negli anni a venire, dai “procurini” ed assicurarci una informazione libera e completa.

Naturalmente il Megafono.org si rende disponibile a garantire il diritto di replica alle persone tirate in causa da Pino nel corso di questa intervista che abbiamo riportato in maniera integrale.

Anna Serrapelle-ilmegafono.org