Il sindaco di Siracusa, il Primo cittadino, qualche giorno fa, su FM Italia, radio siracusana molto seguita, si è esibito nella sua solita parata di dichiarazioni sterili, cercando di passare al contrattacco e di ricostruire la sua immagine di paladino dei diritti umani, che si era costruito (a favore di telecamera) due anni fa durante la vicenda della Sea Watch.

L’argomento, naturalmente, era Cassibile e il campo per 80 (su 350-400) braccianti stagionali che sono giunti nel piccolo borgo siracusano per le raccolte di stagione (principalmente patate, ma non solo).

Il signor sindaco, davanti ai microfoni della radio, si erge a modello, a grande e deciso risolutore, un po’ come quando annunciò, tronfio, di aver sgomberato il vecchio campo rom (che l’ex assessora alla politiche sociali aveva liberato solo dopo aver prima concordato e attuato soluzioni umane e migliori con gli occupanti) da un nucleo di sei-sette persone disperate che vi erano nuovamente tornate. E lo aveva fatto parlando di aver ripristinato la legalità e la sicurezza nella zona dei Pantanelli, ossia fuori città. Proprio nei giorni in cui in centro città, nel cuore di Ortigia, tra fuochi di artificio illegali, attentati incendiari e risse, la legalità, quella vera, non era esattamente a posto.

Ma torniamo a Cassibile. Ecco le parole pronunciate alla radio dal sindaco e riportate da Siracusa Oggi: “Ho la sensazione netta che a qualcuno le baraccopoli degli anni passati piacessero perché ne traeva profitto. Non sarebbe male se qualcuno indagasse”. E ancora: “Le pagano quelle baracche per occuparle. Non se le costruiscono da soli autonomamente. A chi le pagano? Sono domande che bisogna porsi. Vedremo se altri che adesso parlano daranno prova di fare lo stesso nei campi di loro interesse”.

Tutto questo dopo aver detto: “Non so come si possa anche solo immaginare di tenere delle persone a vivere in quel modo e poi protestare perché adesso le stiamo accogliendo in maniera più dignitosa. Non sarebbe né la prima e né l’ultima volta: si chiama caporalato, ed è un fenomeno disumano e illegale. Anche su questo abbiamo le idee molto chiare”.

Partiamo dal primo assunto. Vorrei tranquillizzare il signor sindaco, che oggi parla così, senza alcuna prova, di un fenomeno sul quale c’è chi indaga non da oggi, ma da almeno quattro anni. E che non risulta esistere a Cassibile, a differenza di altre aree di caporalato, dove invece esistono sistemi illegali di sfruttamento anche nelle baracche. Forse il nostro Primo cittadino, tra una intervista e un’altra, è stato informato da qualcuno che, così per sentito dire, gli ha suggerito di buttarla in caciara con qualche ipotesi non comprovata. Bene, nel passato, mentre lei si occupava di costruire la sua candidatura e non aveva la minima idea di cosa fosse il caporalato, c’era chi già andava nei campi e nelle baracche, indagava, raccoglieva testimonianze.

Si rassegni, sindaco, è stato informato male. A Cassibile le baracche i braccianti se le costruivano a proprie spese e al massimo condividevano lo sforzo economico con il compagno o i compagni di baracca. Se uno, ad esempio, costruiva una baracca e qualcuno non aveva voglia o capacità di farlo e non voleva dormire in tenda, partecipava alle spese di costruzione o ampliamento e stop. Non c’erano affitti o vendite di baracche, ma solo una partecipazione iniziale ai materiali. Se invece te la volevi e sapevi costruire da solo, nessuno te lo impediva. A differenza di come avviene in altre zone rurali, dove spesso una baracca viene affittata illegalmente anche per 300 euro al mese da un capo che, a sua volta, paga un affitto illegale e 10 volte maggiore al proprietario del terreno, di solito italiano. Ecco, signor sindaco, questa è la verità al momento, ma stia sereno perché se ci saranno evoluzioni differenti saranno ampiamente indagate, verificate e rese note.

Non si preoccupi per chi fa il mio mestiere e deve indagare, si preoccupi del suo e di farlo molto meglio di come ha fatto fino ad ora. Perché vede, chi fa il mio mestiere indaga su tutto e non solo su quello che piace a Lei. A parte qualche eccezione scodinzolante, un giornalista non si lascia incantare dalle sue parate, dalle sue menzogne e da quelle degli yes man e delle yes girl di cui ha deciso di circondarsi.

Chi fa il mio mestiere non può applaudire ed esultare per un campo che, dopo tre anni di discussioni, riunioni, brainstorming, include 80 lavoratori su 400 che arrivano a Cassibile (quest’anno dovrebbero essere attorno ai 370), perché non si applaude ciò che produce toppe ed esclusione. Chi fa il mio mestiere sottolinea l’arroganza, la vacuità di inaugurazioni indecenti, in luogo di quella che piuttosto avrebbe dovuto essere una più onesta, sobria consegna, con la testa bassa e la disperazione per non aver potuto (o voluto) fare di più.

Chi fa il mio mestiere, caro sindaco, non può non scrivere la verità appresa in tanti anni, direttamente, senza mai una sola parola fissata su foglio “per sentito dire”. Non ho mai smesso di farlo e non smetterò. Continuo ancora, anche a mio rischio, e verifico ogni fonte, ogni notizia, ogni documento, ogni aspetto, ogni cosa.

Lei, invece, mi dica e ci dica: su quali campi si gioca il suo interesse? Perché la sua gestione della vicenda Cassibile appare molto contraddittoria, così come la sua presunta vocazione per la tutela dei diritti umani che ci ha fatto conoscere, con grande clamore mediatico, durante la vicenda Sea Watch. Lei chiede come si possa accettare che delle persone vivano in una baraccopoli o in condizioni disumane e poi lamentarsi per la creazione di un campo attrezzato. E ci ricorda anche che esiste il caporalato, cosa che dovrebbe far presente a componenti ed ex componenti della sua giunta e non a chi il caporalato lo conosce e denuncia da anni.

Strano, caro sindaco, che Lei ponga questa domanda a tutti fuorché a se stesso. Perché per tre anni ha accettato le baraccopoli, le ha sgomberate senza preoccuparsi di sapere dove andassero a dormire i braccianti, non ha mai minacciato le aziende come avrebbe dovuto fare, ha lasciato correre, ha lasciato che lavorassero in pace per tutta la stagione e poi, a raccolto finito, si è recato a Cassibile ancora una volta per sgomberare gli ultimi braccianti. Come a dire: “non servite più, quindi ora fuori dalle palle e viva la legalità”.

Dovrebbe anche chiedersi se non è contraddittorio esultare per un campo per 80 persone (fino a ieri sera ne ha accolte 43), infischiandosene di lasciare fuori il 70% dei braccianti, costretti a nascondersi e disperdersi nelle campagne con la paura che Lei, come ha promesso a inizio stagione, possa chiederne lo sgombero.

Cosa è per Lei il caporalato, signor sindaco? Qual è la sua idea, concreta non annunciata, per affrontare il fenomeno? Si è mai chiesto se sia corretto chiedere ai braccianti ospiti dell’amato “ostello” ben 10 euro al giorno? Si è mai chiesto se forse, prima di chiedere anche solo uno o due euro, bisognerebbe garantire che queste persone non debbano pagare altre “tasse”, non solo ai caporali, ma anche alle aziende che formalizzano i contratti che permettono di essere ospiti dell’ostello e che, molto spesso per non dire quasi sempre, non dicono la verità su paghe corrisposte, ore lavorate, pizzo ai caporali per l’attività di recruiting, o percentuali per ogni cassone caricato dai braccianti in caso di lavoro a cottimo?

Si è mai chiesto dove vanno i braccianti quando escono dall’ostello al mattino? E perché devono obbligatoriamente andare in via Nazionale a farsi caricare dai caporali, invece di andare al lavoro con i propri mezzi? Inutile promettere che ci sarà un sistema di trasporto, inutile dire che avete le idee chiare, perché su questa storia la vostra Giunta e Lei per primo avete mostrato solo incompetenza e confusione, pensando solo a cibo e letto per poche persone, escludendo la maggior parte e non intervenendo minimamente sulla questione di fondo, ossia quel caporalato che aspetta le sue vittime fuori dal cancello per sacrificarle all’altare del profitto delle aziende, alle quali non avete fatto altro che fare il solletico (prefettura inclusa). Lei le sa queste cose, signor sindaco, o sa solo le cose che le suggeriscono e per giunta pure in modo sbagliato? 

Qualche volta, sindaco Italia, abbia la decenza di rifiutare un’intervista e magari il coraggio di fare i confronti pubblicamente con chi ha i mezzi e le competenze per contraddirla, invece di andare in radio e sui giornali a raccontare la mezza messa, infarcendola di comunicazioni vuote e, per giunta, togliendosi sassolini che le appartengono e scaricando sempre su altri le colpe sue e della sua accolita di vassalli.

Chi non ha mai smesso di indagare, continuerà a farlo, stia tranquillo. Lei nel frattempo, si impegni a smetterla con le bugie e le realtà fantasiose e autoprodotte. Tolga la maschera da condottiero dei diritti che aveva scelto di indossare. Perché la realtà dice che a Cassibile, ancora in questo momento, mentre Lei ancora si pavoneggia per gli sgomberi e spolvera fiero la giacca di una inaugurazione ridicola, vengono negati costantemente. Sotto i suoi occhi miopi.

MP