I proclami del governo in tema economico ignorano, volutamente, una serie di dati di fatto. Lo spread BTP si aggira intorno a 300 punti base (3% di differenza). Quello spagnolo, nell’ultimo anno, (fonte: Il Sole 24 ore) ha raggiunto per due volte quota 134 (la sua quota più alta) e attualmente si attesta intorno a 100. Quello portoghese è arrivato quasi a 200 e ora si aggira intorno a 140. Quello italiano, nell’ultimo anno, è incrementato di quasi l’80%. Questi movimenti hanno impatti seri e spesso ignorati.

L’incremento dello spread (che segue quello dei rendimenti dei nostri titoli) significa che i titoli di stato valgono meno. Il ragionamento è semplice: se devo avere 100 tra un numero prestabilito di anni e chiedo un rendimento più alto, significa che il prezzo che devo pagare oggi è più basso. Se i titoli valgono di meno, valgono di meno anche le imprese che possiedono quei titoli. Un esempio? Le banche. Intesa SanPaolo ha perso in un anno circa il 30%, Unicredit circa il 30%, Mediobanca il 15%. E se queste banche valgono meno il loro capitale vale di meno. Avranno forse bisogno di un aumento di capitale.

Chissà, poi, cosa ne sarà dei nostri tassi di interesse sui mutui e della capacità delle imprese di attingere al credito bancario. In fondo, se sei una banca a rischio, chi ti dà capitali che poi tu girerai alla famigerata economia reale (mutui per l’acquisto delle case, prestito alle imprese, credito al consumo) te li farà pagare di più. E l’istituto finanziario aumenterà il costo del denaro che presta.

A complicare questa situazione non ci sono solo gli effetti che abbiamo visto in questi giorni ma anche alcuni eventi che, nei prossimi mesi, rischiano di aggravare il quadro. A fine mese si attendono i rating di Moody’s e di S&P. Se si dovessero pronunciare con un downgrade del nostro debito, questo rientrerebbe nelle categorie dei titoli speculativi per gli investitori. Significa che, anziché paciosi investitori a lungo termine, il nostro debito sarebbe acquistato da fondi speculativi con oscillazioni che potrebbero peggiorare. Di molto.

Il programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della BCE sta giungendo al termine. Chissenefrega, direte. Certamente. Peccato che la BCE abbia comprato più di tutti il nostro debito, nei fatti finanziandoci. Adesso chi lo comprerà? Secondo Repubblica (leggi qui) sono 40 miliardi di debito che dovremo chiedere ai privati. In questo contesto fanno tremare le vene ai polsi le dichiarazioni di Salvini. Quando dice che gli “italiani sono pronti a darci una mano” esattamente cosa significa? Che saremo più o meno costretti a comprare titoli di uno Stato a rischio a un tasso forzatamente basso? Che ci sarà un prelievo forzoso dai conti correnti? Che ci sarà un blocco di capitali?

C’è di più. Il governo chiede alle sue partecipate di assumere un giovane per ogni pensionato. Certe dichiarazioni, al meglio, ricordano i tempi felici in cui lo Stato spendeva e in cui si è tradito clamorosamente un patto generazionale. Al meglio ricordano certe epoche dirigiste dove accalorati e appassionati politici ci hanno condotto a una sanguinosa guerra civile. Enjoy.

Penna Bianca -ilmegafono.org