L’Italia non è razzista, ma …“è evidente come Lucano sia accusato di aver violato norme civili, amministrative e penali sull’accoglienza”. Parole pesanti, cattive. In realtà non si vuole che il modello nato e cresciuto a Riace possa diventare un punto di riferimento nella politica di accoglienza di questo Paese. Due risultati sono stati ottenuti: il sogno di Riace è finito, i migranti vedono chiudersi in faccia quella porta che un Paese e un sindaco degni avevano aperto con tanta fatica, le loro attività vengono chiuse e loro saranno costretti ad andarsene da quella che era diventata la loro terra, la loro nuova comunità. E poi un Uomo, il sindaco Mimmo Lucano, costretto ad andarsene, cacciato come si fa con un ladro. In esilio, come succedeva e succede nei regimi di sempre.

Che poi lo stesso sindaco Lucano venga invitato ad una trasmissione pubblica della RAI non può essere tollerato da quel regime che lo ha esiliato, perché “… La tv pubblica non può divulgare modelli distorti sull’onda di strumentalizzazioni ideologiche. Sulla questione prepareremo inoltre un’interrogazione in commissione di vigilanza Rai” (leggi qui).

Mimmo Lucano ha accettato l’invito e da quello studio televisivo ha regalato dignità, ha parlato di Riace e della sua prima notte da esiliato, passata dormendo in macchina. Avrà osservato quel “cielo sempre più blu” che lui ha saputo regalare ai migranti che non avevano mai visto così da vicino la solidarietà di un uomo e di un intero Paese. Un mondo migliore esiste, solo che noi non riusciamo a vederlo e a proteggerlo come sarebbe giusto. Triste e strano Paese questo dove chi solo pochi anni fa esibiva un cappio in parlamento ora è al governo dello stesso Paese. Chi per anni ha insultato tutto e tutti, seminando odio etnico e rubando soldi che restituirà solamente nella prossima vita, oggi si prende il diritto di governare e comandare.

L’Italia non è razzista, ma … se un ragazzo di ventidue anni decide di suicidarsi a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto, dovremmo farci delle domande. Si chiamava Amadou Jawo, originario del Gambia era in Italia da due anni. La sua richiesta di asilo era stata respinta, e poi c’è un “decreto sicurezza” che abolisce l’istituto della protezione internazionale. Peccato, era proprio quello che avrebbe permesso ad Amadou di rimanere in Italia. Invece si è trovato, in un solo momento, senza protezione e senza permesso di soggiorno e quindi senza la speranza di un lavoro regolare, di un’assistenza sanitaria, magari di un contratto d’affitto.

Avrebbe avuto solo una possibilità: vivere come un fantasma. Per questo ha scelto di chiudere, per sempre. Noi italiani abbiamo però una legge dello Stato che sancisce ufficialmente come gli immigrati siano intrinsecamente un pericolo per tutti gli italiani, e allora siamo tutti più sicuri e più tranquilli.

L’Italia non è razzista, ma … “non ritiro il regolamento e non cambio una virgola. Difendo il principio di equità e anche le famiglie straniere vi devono sottostare… Non è stata una disposizione del sindaco a dividere i bambini a mensa, ci sono norme igieniche precise disposte dalle autorità sanitarie e la cui applicazione spetta ai dirigenti scolastici. Noi non abbiamo escluso nessuno, si sono autoesclusi loro. E poi la mensa è un servizio accessorio a cui si può accedere o meno”. Succede che a Lodi decine di bambini stranieri delle scuole materne ed elementari vengano esclusi dalle mense scolastiche e non possano utilizzare gli scuolabus a tariffa agevolata. A deciderlo è la sindaca della città, Sara Casanova.

Che sia una sindaca eletta in quota Lega è naturalmente un caso, come è un caso che la sua decisione sia non solo difesa ma condivisa e giustificata dal ministro degli Interni, Matteo Salvini. Pochi giorni e i bambini tornano a mangiare accanto ai loro coetanei, com’è giusto che sia. Il merito non è dello Stato però, e nemmeno delle istituzioni, ma del gruppo di genitori e cittadini che da subito si è mobilitato contro una decisione assurda e discriminatoria: in pochi giorni decine di migliaia di euro sono stati raccolti e garantiranno mensa e scuolabus fino al 31 dicembre 2018. Entro quella data il Tar dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di annullamento della delibera.

L’Italia non è fascista, ma … Alessandra Mussolini, la nipote del duce che trascinò l’Italia nel baratro più vergognoso e triste della sua Storia afferma che denuncerà chi offende il duce sui social. La prospettiva è interessante, si tratterà comunque di trovare un’aula di tribunale di immense dimensioni perché probabilmente non basterebbe nemmeno lo Stadio Olimpico di Roma a contenere tutti gli imputati. Non nascondo che mi piacerebbe essere denunciato dalla signora, penso che mi affascinerebbe l’idea di un’autodifesa rinunciando alla presenza del mio avvocato. L’ipotesi di poter parlare per ore contro il duce e la sua idea di Stato, contro le sue scelte umane, sociali e politiche, mi allungherebbe la vita di decenni.

Il fascismo non è un’opinione, è un crimine, lo diceva Sandro Pertini. Alessandra Mussolini non può più denunciare anche lui, a suo tempo ci aveva già provato suo nonno Benito a lottare contro Sandro Pertini ma non gli andò molto bene. Coraggio signora Alessandra mi denunci domani stesso, aspetto con ansia. Perché vede, il problema non è insultare, ma raccontare le cose come stanno, fare i conti con la storia di un Paese e della sua gente. Non abbia paura, si accomodi e denunci chiunque.

L’Italia non è fascista, ma … un saluto particolare a chi predica bene e poi accetta di sedersi a qualunque tavolo perché gli inviti non si rifiutano mai. E allora succede che CasaPound organizzi un convegno su Ambiente e Lavoro a Roma e, fra gli invitati, spunta il nome di Ermete Realacci. Per carità, ognuno accetta l’invito che preferisce. Ma quando il “Profeta del Verde” si siede ospite di un padrone di casa che si chiama CasaPound qualche dubbio nasce. Il tempo passa, a volte cambia idee e persone. Alle critiche per questa sua partecipazione Ermete Realacci ha replicato con un “Sono un uomo libero e mi confronto con tutti”. Perbacco, grammaticamente la risposta è perfetta. Ma forse legittimare con la propria presenza un movimento che non ha mai nascosto nulla delle idee fasciste che lo guidano significa fare una scelta di cui poi bisogna rispondere, e rispondere con la scusa del confronto è semplicemente puerile.

Io sono solo un uomo e il tempo che passa riesce ancora a regalarmi emozioni. Semplici forse, ma pur sempre emozioni forti e vitali, come vivere una serata in una fabbrica senza padroni che si chiama RiMaflow, capace di ospitare volti ricchi di umanità che ascoltano in silenzio la storia di Vittorio Arrigoni raccontata da un ragazzo gentile e da un musicista che scrive poesie con la musica. Una serata che arriva da lontano, dedicata a un ragazzo che aveva scelto di “restare umano”.

In sala c’è anche Egidia, una madre forte e coraggiosa, capace di regalare un sorriso che rende questo mondo migliore di quello che questo mondo vuole essere. Una serata lunga, dove gli occhi e il cuore hanno fatto il pieno di sguardi intensi e ricchi di umanità. C’è un tempo per ogni cosa, e quando sembra che il tempo corra troppo veloce è giusto fermarsi un momento per respirare a pieni polmoni quello che ancora vale la pena conoscere e amare. C’è un’Italia razzista e fascista che non è la mia, non è la nostra. È l’Italia dei muri e dei porti chiusi. Ottant’anni dopo la promulgazione delle leggi razziali del regime fascista, l’Italia di oggi vuole riportare indietro l’orologio della storia. Guardiamola in faccia senza paura questa Italia che non ci appartiene, e buttiamola via prima che sia tardi.

Maurizio Anelli (Sonda.life) -ilmegafono.org