Per quanto il riscaldamento globale abbia dato forte incremento alla crescita di alberi e foreste, la conseguenza diretta di questo fenomeno si registra nella loro capacità di assorbire anidride carbonica. Una ricerca condotta dalla Cambridge University afferma infatti l’esistenza di una correlazione tra i due fenomeni: se da un lato il riscaldamento globale riesce a incrementare la crescita degli alberi, dall’altro ne abbrevia il ciclo vitale. Al momento della cosiddetta morte, gli alberi rilasciano anidride carbonica e, dunque, la più intensa crescita di alberi provoca una maggiore presenza e stagnazione di anidride carbonica.

La ricerca è stata condotta prendendo in esame i ritmi di crescita rilevati negli anelli di circa un migliaio di pini montani, vivi e morti, provenienti dai Pirenei, e di 600 larici della foresta siberiana. I climi rigidi rendono gli alberi più forti, nonostante una crescita più lenta, mentre, al contrario, una crescita intensa è segno di mortalità precoce. “Mentre il Pianeta si riscalda, le piante crescono più velocemente, quindi in molti pensano che piantare più alberi porterà a rimuovere più carbonio dall’atmosfera”, commenta il professor Ulf Büntgen, autore di rilievo dell’indagine nel Dipartimento di Geologia dell’Università di Cambridge. “Ma questa – continua – è solo metà della storia. L’altra metà è quello che finora non era stato considerato: questi alberi a crescita accelerata, infatti, trattengono la CO2 per molto meno tempo”.

C’è chi però sostiene che la rapida crescita delle foreste sia buon segno per la rinascita Green del pianeta, soprattutto negli USA: il presidente Trump ha nominato il professor William Happer, tra i negazionisti del cambiamento climatico, a capo di una commissione di revisione per i report relativi al cambiamento climatico.

Redazione -ilmegafono.org