La giornata del 4 marzo potrà essere ricordata come un “momento storico” per lo sviluppo sostenibile e la tutela degli oceani del nostro Pianeta. I negoziatori di oltre 100 Paesi hanno concordato il Trattato Globale sugli Oceani, un patto legalmente vincolante per conservare e garantire la biodiversità oceanica. Greenpeace lo ha definito “una vittoria monumentale” per la protezione della natura e degli oceani, raggiunto dopo quasi vent’anni di negoziato a guida Onu. “La nave ha raggiunto la riva”, ha detto il presidente della conferenza delle Nazioni Unite, Rena Lee, dopo un’ultima maratona di colloqui.

Grazie a questo trattato potranno proseguire gli sforzi globali per raggiungere l’obiettivo 30×30, ovvero proteggere il 30% della terra e del mare entro le fine del 2030. Gli interessi economici sono stati uno dei principali punti critici durante l’ultimo round di negoziati, iniziato il 20 febbraio, con i Paesi in via di sviluppo che chiedevano una quota maggiore del bottino della “economia blu”, compreso il trasferimento di tecnologia. Anche un accordo per condividere i benefici delle “risorse genetiche marine” utilizzate in industrie come la biotecnologia, è rimasto fino alla fine un’area di contesa, trascinando i colloqui. L’accordo, però, è arrivato ed è un segnale importante, il segnale che “in un mondo sempre più diviso la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica”, come ha dichiarato Laura Meller di Greenpeace.

Per Greenpeace, ora, però è “il momento di passare dalle parole ai fatti: è necessaria una rapida ratifica che permetta al trattato di entrare presto in vigore e quindi cominciare a creare quei santuari utili a proteggere gli oceani di cui abbiamo bisogno”. In particolare, vanno fermate “vecchie e nuove minacce” come lo sfruttamento minerario degli abissi marini, il “deep sea mining” per rimettere al centro la protezione del mare. Gli oceani, inoltre, sono un alleato indispensabile nella lotta al climate change, dato che assorbono circa il 40% di tutta l’anidride carbonica emessa ogni anno nel mondo dalle attività antropiche. Quindi, non c’è tempo da perdere. Un primo passo è stato fatto. Ora sta ai governi e a tutti noi far sì che il patto venga attuato e rispettato.

Redazione -ilmegafono.org