Doveva essere una delle priorità di quei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e, invece, sembra proprio che non lo sia stata. Stando agli ultimi risultati, infatti, il progetto stabilito 10 anni fa di proteggere efficacemente, entro il 2020, il 10% del loro mare e di fermare la continua perdita di biodiversità è fallito. A parlarne è il report del Wwf dal titolo: “Verso il 2020: Fact check sulla tutela del Mediterraneo”, che ha dimostrato come le aree marine a vario titolo protette, che hanno propri piani di gestione, sono solo il 2,48%. Se poi si passa a quelle che implementano i propri piani assicurando una gestione effettiva ed efficace, allora sono ancora meno, ovvero l’1,27%, e sono localizzate nella sponda nord del Mediterraneo. Sulla carta appare tutelato il 9,68%, ma solo lo 0,03% usufruisce della protezione integrale.

Anche se l’Italia sembra essere messa meglio rispetto alle altre nazioni, visto che tutela il 19,12% delle proprie acque territoriali, la situazione non è comunque rosea: la gestione avviene nell’1,67% delle nostre acque marine. Lo studio dimostra che i Paesi contraenti sono venuti meno all’accordo preso, lasciando così il mare in balia di industrie come quelle del petrolio e del gas.

La convenzione di Barcellona si pone l’obiettivo di proteggere la biodiversità marina del Mar Mediterraneo, che ospita circa il 7,5% delle specie marine globali, con una presenza stimata recentemente di circa 17mila specie diverse. La convenzione prevede 7 protocolli, ma non tutti sono stati ancora ratificati dai 21 Paesi. Il nostro ne ha approvati 4: dumping, prevenzione dell’emergenza, inquinamento da fonti terrestri, aree protette e diversità biologica. Restano indietro quelli sull’offshore/inquinamento da esplorazione e sfruttamento di idrocarburi, sui rifiuti pericolosi e sulla gestione integrata delle zone costiere.

L’Italia nelle proprie acque accoglie 14mila specie ed è, infatti, il Paese dove si concentra il maggior numero di biodiversità marina. Il 10% delle 8.750 specie indicate nella check list delle specie marine mediterranee si trova solo nelle nostre acque e, inoltre, 8 su 10 specie di cetacei sono regolari nel corso italiano.

Dunque, è importante che gli Stati concordatari attuino i giusti programmi di salvaguardia per rispettare il progetto. Proteggere il Mar Mediterraneo è fondamentale per fare sopravvivere le numerose specie che a lungo andare potrebbero rischiare di sparire.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org