Non è silenzioso il massacro che si sta perpetrando a danni di civili a Idlib. Il silenzio è attorno o nascosto dietro la solita formula usata per occultare e schernire i crimini di guerra: “lotta al terrorismo”. Il presidente siriano, Bashar Al Assad, con la fedele alleanza della Russia, sa quali pedine muovere per non smuovere una pioggia di accuse a livello internazionale. Basta poco, basta seguire il protocollo avviato da tutti, persino dalla Turchia prima di invadere i territori della Siria del Nord Est. Un gioco che regge poco se poi il numero di morti causati a Idlib dall’esercito governativo siriano e da raid aerei russi, supera le vittime di cellule di Al Qaeda che ad oggi sono fautrici degli scontri anche nelle città limitrofe come Latakia.

I civili di Idlib muoiono sotto i colpi di più Stati e fazioni. Il quadro non si limita alle forze armate di Assad e a quelle del presidente russo Vladimir Putin, ma si estende fino alla Turchia e sue alleate milizie jihadiste. È semplice rispondere alla domanda: “Cosa vuole il presidente turco Erdogan da Idlib?”. Basta tornare indietro al 1923 per vedere oggi i risultati del Trattato di Losanna. La Turchia ha il grande sogno di ristabilire l’Impero Ottomano e per farlo dovrebbe estendersi nel territorio siriano e giungere fino ai confini dell’Iraq. Idlib sarebbe il suo pezzo di terra e di gloria per un progetto che asfalta anche strade di sangue innocente.

Le cellule terroristiche nella zona di Idlib non sono solo le figlie di Al Qaeda, ma si estendono in microgruppi sguinzagliati dalla Turchia per contrastare il governo siriano e spianarsi la strada. Scontri tra dittature contro la dittatura stessa? No, questa guerra ha solo fame di territori da annettersi, e a pagarne le spese sono in larga scala esseri umani figli di nessun terrorismo. Non ci sono paladini della giustizia, eroi di una democrazia e libertà inesistenti, non sono giustizieri per la vita né la Turchia che si abroga il diritto di parlare di difesa dei territori della Siria dalla forza dittatoriale di Assad, né tanto le forze governative russe e siriane. Nel mirino degli scontri, non per errore di calcolo, ci sono non solo civili, ma anche postazioni mediche, come testimonia l’esplosione di due settimane fa.

Inizia il conto delle morti innocenti, vite strappate, deturpate, massacrate da grandi potenze e abissali silenzi. Nove i morti di due giorni fa, sangue sporco di raid aerei russi come testimonia l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Il diritto alla vita, in alcuni luoghi, resta utopia. Restiamo umani, diceva Vittorio Arrigoni. E restare umani, ora, è guardare in faccia la guerra che ci circonda senza lasciare che morti innocenti vengano seppelliti sotto un macabro silenzio internazionale.

Rossella Assanti -ilmegafono.org