Il 6 ottobre 2021, in Francia, è stato pubblicato un report che attesta un numero di circa 330.000 minori che, dagli anni ‘50 al 2020, hanno subito violenze e aggressioni sessuali da parte di preti, sagrestani e operatori e collaboratori di oratori, associazioni giovanili, etc. I media hanno gridato allo scandalo, l’Europa popolare si è indignata condividendo qualche profondo pensiero sul web, Papa Francesco ha affermato che per il Vaticano è “l’ora della vergogna!”. Intanto, pochi giorni dopo, arriva una scioccante pronuncia della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu) che, chiamata a valutare la denuncia di 24 persone che in Belgio avevano citato la Santa Sede per reati di pedofilia, afferma che non si può sporgere denuncia contro il Vaticano, perché gode dell’immunità riconosciuta dal diritto internazionale.

Ora, se è vero che i valori del Cristianesimo si fondano sul perdono, la comprensione e l’accoglienza che, sul piano della fede religiosa, ma anche su quello etico e sociale, sono valori giusti, è altrettanto corretto ricordare che il Vaticano è uno Stato e che, in termini di gestione delle politiche internazionali, i valori sono fatti di accordi e di compromessi tra gli Stati. E se in Europa ci possiamo permettere di denunciare comportamenti che violano i diritti umani, sia in ogni Stato membro che nei confronti di altri Stati, risulta disarmante pensare che per reati come la pedofilia commessi dentro la Chiesa non si possa denunciare lo Stato del Vaticano.

La storia dell’arte ci insegna che, per fortuna, la sensibilità di alcuni artisti si è spesso spinta a fondo in queste tematiche, portando alla luce il pensiero di quella fetta di popolo laico a cui determinati accordi, nella società contemporanea, iniziano a stare stretti. Da Michelangelo Buonarroti a Erik Ravelo, da Caravaggio a Maurizio Cattelan, in ogni epoca sono esistiti artisti provocatori nei confronti della Santa Sede, ma quello di cui parleremo oggi è meno noto ai più, anche se la sua ricerca è esemplare.

Nuuco è un artista di origine siciliane, che vive e lavora all’estero dove la sua poetica può trovare maggiore libertà di critica. La sua ultima personale “Ora Pro Nobis”, inaugurata a Madrid a inizio settembre, porta alla luce anni di ricerche affrontate dall’artista sulle relazioni tra l’organizzazione strutturale del Vaticano e quella di cosa nostra, partendo dallo scandalo del riciclaggio di denaro avvenuto negli Istituti Bancari della Santa Sede alla fine degli anni ‘80.

Attraverso una serie di opere multidisciplinari nate dall’archivio di dati, articoli, comunicati stampa, inchieste e documenti investigativi che Nuuco ha raccolto nel tempo, “Ora Pro Nobis” consente di fare un paragone sulle fenomenologie che accomunano il modus operandi di due delle organizzazioni più grosse, diffuse e influenti del mondo: la chiesa e la mafia. Attraverso un allestimento semi-buio, illuminato solo dai ceri che conferiscono un’atmosfera quasi sacra al luogo, ci ritroviamo davanti agli occhi un percorso fatto di foto di prime pagine che dialogano con l’iconografia cristiana, nella quale al centro spicca San Pietro, bendato a simboleggiare il “protettore di tutti i Santi” omertoso a favore dei propri interessi. Una video-installazione ci mostra una serie di titoli di vari quotidiani internazionali che riportano dure parole sulla Chiesa riguardo lo scandalo finanziario del riciclaggio di denaro sporco di cosa nostra.

Una riflessione forte, che scuote da dentro come un pugno allo stomaco, che per quanto ad alcuni possa sembrare un paragone esagerato e/o forzato fa comunque riflettere, soprattutto perché alla dimensione artistica allega dati e fatti. Una mostra coraggiosa che è dedicata all’aspetto più odioso della istituzione Chiesa, dei vertici che nei secoli si sono spesso macchiati con il potere e gli scandali.  Il Vaticano, notizia fresca, gode di immunità legale, oltra ad una “omertà etica” nutrita da una parte della società, quella più conservatrice e conformista. Per fortuna, gli artisti più audaci, come ad esempio Nuuco, continuano a cercare di smuovere le coscienze con opere sempre più provocatorie, sperando che qualcosa, presto o tardi, si smuoverà.

Sarah Campisi -ilmegafono.org