Questa settimana non ce la sentiamo di parlare di bellezza, siamo a lutto.

Un pesante velo di tristezza pervade la penisola. Il popolo, già schiacciato dalle tasse di un governo d’emergenza, si ritrova adesso sotto le macerie delle proprie case, morto, assieme alla speranza che riponeva in questo paese. In questo 151° anno di vita, la nostra bella Italia ci sembra scaduta e irrecuperabile. Un prodotto malgestito che si sgretola tra le mani dell’ignaro fruitore. I terribili eventi sismici di questi giorni hanno lasciato un panorama desolato di ruderi di chiese, campanili e palazzi storici.

Il crollo dei campanili in Emilia non è da valutare solo in termini di costo economico, esso cambia il volto e la personalità di questo territorio. Questi elementi verticali scandivano il tempo e lo spazio della zona e, anche se oggi non ne percepiamo più la necessità, attorniati come siamo da tecnologia a basso costo, un tempo essi erano importanti per la popolazione delle città e, fino ad oggi, ne hanno caratterizzato il panorama. Quindi speriamo che, come fu deciso per il campanile di piazza San Marco a Venezia, vengano ricostruiti e non cancellati dalla memoria. Per ricostituire, almeno in apparenza, l’antico equilibrio tra elementi verticali, torri e campanili e diffusione orizzontale del tessuto urbano a cui siamo abituati in Italia.

Questi eventi sismici ripetuti, e quindi prevedibili, hanno dimostrato ancora una volta l’inadeguatezza del nostro paese nel gestire le situazioni di emergenza. Questa zona, ci è stato detto, non era mai stata colpita da terremoti fino a questo momento. Ma non è vero: infatti, se si scava nella storia locale si scopre che nel 1624 l’area è stata colpita da uno sciame sismico simile (http://www.meteoweb.eu/2012/06/nel-1624-un-terremoto-in-emilia-provoco-tanti-episodi-di-liquefazione-del-suolo-e-addirittura-uno-tsunami-interno/137486).

Il nostro paese, dunque, continua a sprofondare. L’unica scintilla di speranza che ci sentiamo in dovere di citare è il gesto commovente del presidente della provincia di Firenze, Andrea Barducci, nella speranza che, per imitazione, gli altri possano fare lo stesso. Egli ha scritto una lettera di solidarietà ai suoi colleghi di Modena e Ferrara, di cui riportiamo uno stralcio e con la quale vi salutiamo:

“Proprio per mandare un messaggio di sostegno che non si fermi alle parole ma passi ai fatti, sono a chiederti, quando l’emergenza sarà passata, di incontrarci per valutare insieme la possibilità di ‘adottare’, insieme ai Comuni della Provincia, un monumento, una chiesa, una qualunque opera d’arte, culturale o storica che voi riterrete importante restaurare. Ci impegneremo, inoltre, affinché la maratona di solidarietà si possa estendere a tutto il sistema delle autonomie della Toscana. Non sarà facile ripartire, ricostruire, tornare a una vita ‘normale’ e la Provincia di Firenze vuole esservi vicina in questa fase ed aiutarvi, per quanto nelle nostre possibilità, a dare una nuova forza alle comunità locali recuperandone in tempi brevi ed efficaci il grande patrimonio storico e culturale che è parte dell’identità italiana tutta”. (http://www.provincia.fi.it/presidente/)

 Angelo De Grande -ilmegafono.org