Il 5 agosto di trentaquattro anni fa a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo, verso le 19.40, due giovani coniugi furono bloccati da una motocicletta con due persone a bordo che iniziarono a sparare. Antonino Agostino, chiamato Nino da familiari e amici, lo sposo, cercò di fare scudo alla moglie Ida Castelluccio, ma colpito da vari proiettili morì all’istante. Ida affrontò con coraggio i killer urlando “vi conosco”. Uno dei due killer le sparò dritto al cuore. I genitori di Antonino, uditi gli spari si trovarono davanti una scena terribile: il figlio morto in una pozza di sangue e la nuora Ida che, ancora viva, si trascinava verso il corpo del suo amore. Chiamati i soccorsi, Ida morì pochi istanti dopo il ricovero. Era incinta di due mesi, aspettava un bambino o una bambina. Antonino Agostino era un agente di polizia presso il commissariato di San Lorenzo a Palermo.

La notte della morte di Antonino e della moglie, alcuni “uomini dello Stato” perquisirono la casa dei due giovani ammazzati e portarono via appunti che riguardavano importanti indagini che il poliziotto stava conducendo, tra cui quello sul fallito attentato dell’Addaura a Giovanni Falcone, che al funerale di Antonino Agostino disse al suo amico commissario Saverio Montalbano: “Io a quel ragazzo devo la vita”. Vincenzo Agostino, padre di Antonino, dal giorno del duplice omicidio (triplice, in realtà), non si è più tagliato la barba come forma di protesta contro l’occultamento della verità sulla morte del figlio e della nuora. Dopo anni di depistaggi, ritardi e silenzi, il 5 ottobre 2023 i giudici della seconda sezione della Corte di Assise di Appello hanno pronunciato la sentenza che ha confermato la precedente di primo grado, condannando il boss mafioso Nino Madonia all’ergastolo. Presenti in aula il papà di Nino Agostino, Vincenzo, con la figlia Flora. Accanto a lui, l’avvocato di parte civile Fabio Repici.

Vincenzo Agostino oggi gira nelle scuole di tutta Italia per denunciare la mafia e quel micidiale mix di apparati dello Stato e criminalità organizzata che molti vogliono tenere sotto silenzio. La condanna di Madonia, che ha scelto di essere processato con rito abbreviato, non è tutto. Adesso bisognerà attendere la sentenza con rito ordinario a carico di Gaetano Scotto, definito il “boss dei misteri”, e di Francesco Paolo Rizzuto, all’epoca amico di Nino Agostino, accusato di aver nascosto la verità con i suoi silenzi e le sue bugie. Se anche questi due individui coinvolti in vario modo nell’omicidio figlio e della nuora e nell’occultamento della verità dovessero essere condannati, Vincenzo taglierà la barba, come promise più di trent’anni fa.

Saranno, probabilmente, condannati i mafiosi, ma non sapremo cosa accadrà ai mandanti occulti dell’omicidio di Nino Agostino e della moglie, di quel poliziotto integerrimo che lavorava sotto copertura nei servizi segreti, che dava la caccia ai latitanti mafiosi di quegli anni, che cercava di capire quali apparati dello Stato, e non solo in Sicilia, avessero responsabilità e interessi nella criminalità organizzata di stampo mafioso. Alcuni collaboratori di giustizia hanno confermato che uccidere Nino Agostino ha significato bloccare il lavoro di un professionista che stava scoprendo i legami mafiosi con alcuni uomini della Questura di Palermo. Nelle indagini sull’attentato all’Addaura ai danni del giudice Falcone, Agostino aveva scoperto la presenza di uomini dei servizi segreti dello Stato, del SISDE in particolare, nei pressi dell’Addaura, appunto, la mattina del 20 giugno 1989, cioè il giorno prima del fallito attentato. Giovanni Falcone stesso definì quel tentativo di ucciderlo, opera di “menti raffinatissime”.

A Nino e Ida è stato dedicato un film documentario dal titolo “Io so chi siete”, diretto da Alessandro Colizzi e scritto da Silvia Cossu. La barba di Vincenzo Agostino, padre di Nino, che sembra quasi un padre cappuccino, è diventata oggi un simbolo, simbolo di saggezza e virtù, simbolo di lotta contro le mafie, attesa verso una giustizia vera e giusta. A guidarlo l’amore e il dolore. Il dolore suo e di sua moglie Augusta, scomparsa nel 2019. Dolore e amore, perché come ha ben scritto Karl Ludwig Borne “il dolore è padre e l’amore madre della saggezza”.

Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org