Si chiama “Dirty Soccer” la nuova inchiesta che ha fatto scoppiare un polverone gigantesco attorno al calcio italiano. Nell’occhio del ciclone, questa volta, sono la Lega Pro (ultimo livello dei professionisti) e la Lega dei Dilettanti (LND), anche se vi sarebbero dei sospetti perfino sulla Serie B.

Un altro scandalo, dunque, si è abbattuto sul calcio nostrano, ormai da molti anni in declino e vittima di giri loschi, legati soprattutto alle scommesse, nei quali è spesso coinvolto il malaffare. A proposito di ciò, secondo la procura di Catanzaro (che ha dato il via all’indagine), a capo di questa associazione dedita al calcio-scommesse vi sarebbe la ’ndrangheta, che, con il proprio potere sul territorio, sarebbe riuscita ad intrecciare rapporti con molti presidenti delle due categorie.

Ma procediamo con ordine. Qualche settimana fa, la stessa procura calabrese, in collaborazione con la Dda e la Guardia di Finanza, era riuscita ad arrestare Pietro Iannazzo, boss dell’omonima ’ndrina operante a Lamezia e nel catanzarese, ed altre 40 persone. Secondo la procura, la cosca Iannazzo è una delle più potenti in tutta la Calabria e sarebbe in grado di gestire rapporti e collaborazioni tra le altre ’ndrine. Durante le intercettazioni, però, gli inquirenti avrebbero scoperto qualcosa di più: nelle conversazioni, infatti, è emersa la presenza di un giro di combine calcistiche davvero allarmante.

Secondo il pm di Catanzaro, Elio Romano, vi sarebbero state due organizzazioni, una per ciascuna categoria. Queste organizzazioni avrebbero ricevuto il denaro da potenti scommettitori provenienti dall’estero (Asia, Russia e paesi balcanici in primis), i quali erano consci della collaborazione e dell’amicizia esistente tra ’ndrangheta e numerosi presidenti. Ricevuto il denaro, la ’ndrangheta si sarebbe poi occupata di corrompere giocatori e presidenti poco “flessibili”. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, sarebbero bastati 50 mila euro per combinare ogni singola partita e sarebbero circa 30 i match sospetti.

La procura antimafia di Catanzaro ha così provveduto ad emanare ben 50 fermi, mentre sono più di 80 le persone indagate nell’ultimo scandalo calcio-scommesse, con numerose perquisizioni effettuate da Nord a Sud in diverse sedi delle società calcistiche. Tra le persone coinvolte vi sono, oltre al boss Iannazzo, molti presidenti, imprenditori, calciatori, tecnici e persino un poliziotto.

Insomma, il calcio italiano deve ancora una volta fare i conti con chi riesce a manipolare i risultati per ricavare profitto. Il calcio-scommesse illecito, difatti, non è soltanto un’attività illegale volta alla distruzione dello sport, dei sentimenti e delle passioni che vi ruotano intorno, ma è soprattutto fonte di guadagno per criminali, che siano essi di organizzazioni straniere o della criminalità organizzata italiana.

Nelle serie minori, poi, la prospettiva di guadagnare qualcosa in più alletta e può allettare tutti (figurarsi un giovane calciatore di provincia) e i controlli sono molto meno agevoli. Forse è proprio su questo che bisognerebbe intervenire, magari vietando le scommesse per le serie minori, almeno fino a che non si troverà una soluzione per stroncare sul nascere qualunque possibilità di unire interessi criminali e calcio.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org