Performance inefficaci o completamente fallimentari emergono dal X Rapporto di Legambiente che indaga sulla condizione di vivibilità degli animali da compagnia, d’affezione, randagi e selvatici nei centri urbani italiani. L’organizzazione ambientalista aveva infatti lanciato un appello a tutti i comuni italiani, al quale solo l’8,3% ha risposto. Anche se bassa, questa percentuale ha permesso comunque di tracciare una linea chiara che percorre il nostro Paese da Nord a Sud, evidenziando le condizioni più drammatiche in termini di organizzazione e spese sul randagismo nelle regioni meridionali. Meno soldi per canili e ATS, meno adozioni, meno campagne di sterilizzazione, meno servizi delle amministrazioni dedicati alla segnalazione, cattura e affidamento dei cani vaganti. Ma non solo.

Il report si occupa anche delle condizioni degli animali da compagnia, segnalando scarse condizioni urbane (quali aree per cani o l’accesso ai locali e uffici pubblici) e burocratiche (come regolamenti per facilitare le adozioni o le cremazioni/tumulazioni degli animali domestici).
Solo poche città del Nord Italia rispondono positivamente a questi dati: Milano, Brescia, Prato, Verona e, a tratti, Bologna registrano le migliori performance. Pochissimi ancora i comuni italiani che hanno regolamentato botti e fuochi d’artificio che, spesso, provocano traumi (e nei casi più gravi veri e propri collassi) di moltissimi animali domestici e non.

Per non parlare delle conoscenze sulla biodiversità, rispetto alla quale solo poco più del 7% dei comuni indagati ha tracciato una mappatura delle specie esistenti nei propri territori urbanizzati. Solo poco più di un comune su due ha un servizio di segnalazione per animali selvatici (o randagi) in difficoltà, feriti, debilitati o abbandonati. Su questo particolare problema, Legambiente ha però attivato un proprio servizio, totalmente gratuito e disponibile pure tramite app per smartphone, che si chiama Ecosportello Animali (clicca qui), che offre una mappatura di tutti i centri recupero e servizi veterinari nazionali con tutte le informazioni e i contatti.

Non solo problemi però. Il report infatti termina con una serie di richieste per consentire delle soluzioni utili e durature volte al miglioramento di queste drammatiche condizioni: oltre alla costituzione di un’anagrafe unica nazionale per gli animali domestici, Legambiente chiede anche l’assunzione di 10.000 veterinari pubblici a tempo indeterminato, la costruzione di più aree cani nei comuni, 1000 accordi o patti di comunità per rafforzare reti e alleanze tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati per la tutela e la cura degli animali d’affezione e selvatici e per inaugurare 1000 strutture tra canili e gattini sanitari equamente distribuiti in tutto il territorio.

Un piano d’azione degno delle migliori strategie per cercare di migliorare la qualità della vita di cittadini e animali nelle nostre città. Possiamo solo sperare che tutti i comuni e le relative amministrazioni siano disposti a collaborare con Legambiente per portare a termine questi obbiettivi in tempi ragionevoli, così da garantire un miglioramento della vivibilità sia nelle grandi che nelle piccole città, da Sud a Nord, senza più distinzioni.

Sarah Campisi -ilmegafono.org