Il cielo sopra l’Europa si riempie di mille sfumature di nero, promette tempeste già conosciute e offre il falso rifugio in un linguaggio che non ha nulla di nuovo ma è capace di costruire, in Italia e in Europa, quell’arroccamento culturale e politico dentro i confini di nazionalismi autoritari. Qualcuno parla di nuovi fascismi, ma non c’è nulla di nuovo in nessun fascismo: era e resta la vecchia esaltazione di concetti costruiti sulla brutalità di parole come “razza e confini”, che affondano le loro radici nella negazione dei diritti dell’uomo. Italo Calvino scriveva che “il fascismo utilizza la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo”. La “miseria” non manca nella società contemporanea e diventa ogni giorno più feroce: economica, sociale e politica, umana. Su questa miseria i fascismi europei, che in molti continuano a chiamare “nuove destre” per paura di usare la parola fascismo, stanno costruendo il loro castello. In alcuni Paesi sono arrivati al governo, in altri sono ad un passo dall’arrivarci. Quasi ovunque, in ogni caso, condizionano e determinano pesantemente la vita politica e sociale.

Questi partiti rivendicano con beffardo e sinistro orgoglio la continuità con un passato tragico, altri indossano un vestito elegante che possa farli sembrare presentabili e più accettabili, ma sotto quel vestito non nascondono la loro vera identità e quell’idea di Stato autoritario, xenofobo e razzista. Fascista, appunto. Qual è allora, e come si palesa, la nuvola nera che copre il cielo dell’Europa? Lo scenario, a pochi mesi dalle elezioni per il Parlamento europeo, è quello di un vero e proprio movimento paneuropeo che coinvolge tutti. Se in questi giorni lo sguardo è puntato soprattutto sull’Ungheria è perché a Budapest le fotografie delle catene ai piedi di Ilaria Salis hanno fatto il giro del mondo e la sua storia ci tocca in prima persona. Ma l’Ungheria di Viktor Orbán non è nata ieri: il manifesto ideologico di Viktor Orbán era evidente fin dal 2014, quando apparve chiaramente che la nuova Ungheria doveva essere fondata su valori come la famiglia tradizionale e una precisa comunità etnica, apertamente ostile ai diritti civili, all’immigrazione e alle ONG.

Questo percorso è stato ignorato se non applaudito dall’Europa: in Italia, per esempio, dove nell’estate del 2018 Viktor Orbán è stato ricevuto personalmente e con tutti gli onori da Matteo Salvini, all’epoca vice-presidente del Consiglio, nonché ministro degli Interni, nei locali della Prefettura di Milano. Ma l’Ungheria è solo un esempio. La galassia nera nazionalista, razzista e xenofoba, si estende ovunque a macchia d’olio: dalla Francia alla Scandinavia, dalla Germania all’est europeo. In Germania, Alternative für Deutschland è diventato il primo partito di estrema destra ad entrare nel Parlamento federale tedesco dalla fine della Seconda guerra mondiale. Entra nel Bundestag forte dei voti conquistati alle ultime elezioni politiche grazie ad un programma, elettorale e attuale, che si propone di orientare e cambiare la politica sui grandi problemi del Paese, indicati nell’immigrazione e nell’islamizzazione della Germania.

Sul finire del 2023, in un albergo sul lago Lehnitz, non lontano da Potsdam, c’è stato un incontro fra rappresentanti dell’Afd e altri personaggi dell’estrema destra dove si sono tracciate le linee di quel piano che viene chiamato la “Remigrazione”, cioè l’individuazione dei gruppi di immigrati che devono lasciare la Germania per “scoraggiare l’insediamento degli stranieri”: sono compresi i richiedenti asilo, gli immigrati regolari e i cittadini di origine straniera non assimilati. Alternative für Deutschland ha provato a minimizzare la portata di quell’incontro, ma le inchieste giornalistiche ne hanno confermato la vera natura, indicando nomi e cognomi dei partecipanti. In Francia il Rassemblement National di Marine Le Pen sfiora il 25% dei consensi, ma oggi ha trovato un altro grande alleato: il suo nome è Éric Justin Léon Zemmour, giornalista e scrittore, oggi politico.

Zemmour si dichiara apertamente razzista e alle prossime elezioni europee si presenterà con il partito che lui stesso ha fondato: “Reconquête!”. La capolista sarà Marion Maréchal Le Pen, nipote di Marine. Il partito Reconquête! è entrato a far parte del “Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei”, gruppo creato a Bruxelles nel 2009 e di cui Giorgia Meloni è la presidente. Zemmour è già stato condannato in Francia per razzismo e incitamento all’odio verso immigrati e musulmani e, nonostante le sue origini algerine ed ebraiche, sostiene che l’immigrazione e il multiculturalismo sono la sola e vera origine dei mali e del declino della società francese nelle sue istituzioni tradizionali. Per questo motivo, sostiene la necessità di “mettere su degli aerei, o su delle navi, cinque milioni di musulmani francesi per cacciarli”.

La galassia nera non conosce confini, l’Europa è un continente dove la destra più estrema ha molte facce e parla molte lingue, rivolgendosi a quella parte considerevole di cittadini affascinati dalla visione xenofoba, razzista e nazionalista. Vox è ormai un partito che rappresenta la terza forza in Spagna, un Paese nel quale l’epoca autoritaria del regime fascista del “Caudillo de España”, Francisco Franco, è ancora una ferita fresa e recente. Le ultime elezioni politiche in Olanda hanno sancito la vittoria del “Partito per la libertà” di Geert Wilders, che invoca la “de-islamizzazione” dell’Olanda e promette che “gli olandesi torneranno al primo posto”, uno slogan che ricorda il “prima gli italiani” tanto caro alla Lega di Matteo Salvini. Ed è proprio Matteo Salvini che, nel dicembre del 2023, convoca a Firenze “l’internazionale dei neri d’Europa” per un evento chiamato “Free Europe” e organizzato da “Identità e Democrazia”, il gruppo politico sovranista di estrema destra del Parlamento europeo.

Quella galassia arriva anche nell’Europa del nord, un tempo culla delle socialdemocrazie e dei diritti civili: la crescita dei movimenti neonazisti in Svezia, Finlandia e Norvegia apre scenari impensabili fino a vent’anni fa. E l’Italia? La storia recente del nostro Paese la conosciamo tutti, è una storia che parte da lontano e che non ha mai davvero fatto i conti con il proprio passato. È una storia di complicità e connivenza con tutte le frange di un fascismo mai rimosso dalle istituzioni e che oggi vede al governo del Paese una coalizione che abbraccia tutta la destra. Una coalizione che vede insieme un partito che non rinnega il proprio DNA fascista e altri partiti che, pur non avendo quel background storico, hanno fatto del razzismo, della xenofobia e delle politiche anti-immigrazione, la loro bandiera. Ecco, allora, che tutto questo richiede considerazioni che non possono essere più rinviate.

La situazione attuale non è un caso: certo, la retorica fascista e nazionalista affascina chi sente la nostalgia di un “glorioso” passato, ma si rivolge anche alle generazioni più giovani con la promessa di tutelarne gli interessi contro le minacce della globalizzazione e dell’immigrazione e fa leva sulle divisioni e sul divario tra l’élite e la parte più vulnerabile e fragile della società europea. L’opportunità di sfruttare e alimentare le paure permette alla destra di attirare una parte significativa delle classi sociali più deboli, anche quelle che storicamente hanno sempre sostenuto i valori democratici e anticapitalisti e che, oggi, cercano risposte e rifugio in chi sostiene l’isolazionismo e il protezionismo. La capacità di costruire disinformazione è una caratteristica storica delle destre, ma la rabbia e la disillusione delle classi sociali più fragili hanno un peso specifico enorme.

La storia ci ha dimostrato che il fascismo non ha diritto di cittadinanza, è un crimine. Chi lo nega cancella il passato e quelle generazioni che lo hanno vissuto sulla propria pelle e combattuto. Esiste una linea di demarcazione fra indifferenza e complicità e oggi quella linea di confine è davanti a noi, ci osserva e riguarda tutti. Ignorarla diventerebbe un errore, già fatto nel Novecento e che non possiamo ripetere. Nella vita esistono pregiudiziali di cui non è possibile fare a meno. L’Antifascismo è una di queste.

Maurizio Anelli -ilmegafono.org