Come ogni anno, il 25 novembre si è celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche quest’anno il tema è molto sentito, soprattutto in Italia, dove l’ultimo periodo ci ha raccontato delitti atroci commessi contro le donne. I dati sul fenomeno sono preoccupanti e raccontano una realtà di violenze quotidiane, che avvengono spesso sotto lo stesso tetto e che purtroppo difficilmente vengono denunciate, finendo in molti casi per sfociare in casi di omicidio. Negli ultimi anni c’è già stata una manovra per cercare di contrastare questo trend maledetto, con il governo Conte I che ha introdotto il cosiddetto “Codice Rosso”, che andava ad attuare delle modifiche al codice penale “in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”. L’aggiornamento messo in essere dalla legge a firma dell’ex ministro della giustizia Alfonso Bonafede ha avuto il pregio di introdurre numerosi reati come quello di sfregio al volto, costrizione o induzione al matrimonio e diffusione di immagini o video sessualmente espliciti.

Ciò nonostante, la legge non è riuscita nell’intento di arrestare i numeri spaventosi del reato di femminicidio in Italia,  numeri, che anzi, nell’ultimo anno, sono cresciuti rispetto al 2020. Per quanto riguarda invece le violenze, secondo i dati Istat di febbraio 2021 il 31,5% delle donne nel nostro Paese ha subito nel corso della propria vita almeno una volta una forma di violenza fisica o sessuale e ogni anno in media 89 donne al giorno subiscono una qualche tipologia di abuso.

Insomma, la situazione ha bisogno di un intervento serio dello Stato, soprattutto in ottica preventiva, perché il problema principale è che molte donne non denunciano per paura di ritorsioni o per scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni che dovrebbero proteggerle. Per questo motivo le ministre del governo Draghi si stanno attivando per mettere in atto delle contromisure che siano efficaci e che permettano di ridurre sensibilmente gli episodi di violenza sulle donne. Da una parte c’è stato il contributo di Mara Carfagna ed Elena Bonetti, che hanno varato un bando, grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che avrà lo scopo di finanziare “opere di ricostruzione, ristrutturazione o adeguamento degli immobili requisiti ai clan” premiando, ai fini della graduatoria finale, “con un punteggio aggiuntivo i progetti destinati a creare centri antiviolenza per donne e bambini o case rifugio”, come ha precisamente spiegato la ministra per il Sud e la coesione territoriale.

Contemporaneamente è allo studio una legge che avrà la firma delle ministre Gelmini, Bonetti, Lamorgese, Cartabia e Carfagna che avrà il duplice scopo di rafforzare ulteriormente le sanzioni ai danni di chi commette reati di genere e aumentare le tutele nei confronti delle vittime, sempre nell’ottica di tendere una mano a tutte quelle donne che continuano, a spese della propria salute fisica e mentale, a sopportare i soprusi di uomini ottusi, ignoranti e violenti. Nel 2021 non si dovrebbe più parlare di sesso debole, ma c’è bisogno di fare i conti con la realtà. In un Paese fortemente radicato a delle tradizioni spesso medioevali è importante segnare la strada verso una rivoluzione culturale, esercitando repressione nei confronti di chi non è stato in grado di evolversi e ancora cerca di far valere con la brutalità della forza le proprie vuote e ridicole frustrazioni.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org