Mentre in Italia vi sono testare anche di un certo rilievo che definiscono il problema del cambiamento climatico come un ennesimo complotto socialista, negli Stati Uniti d’America la Camera dei Rappresentanti approva il “Climate Action Now Act”, ovvero un disegno di legge che impone al governo statunitense la stesura di un piano industriale che abbia come obiettivo quello di rientrare nei parametri sanciti dall’Accordo di Parigi.

L’Accordo di Parigi è un testo redatto nel 2015 dagli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che, sotto l’aspetto dell’impatto ambientale, si impegnano dall’anno 2020 a rientrare entro un certo livello di emissioni di gas serra, per scongiurare il superamento dei famosi +2°C della temperatura globale rispetto all’età pre-industriale, soglia definita da vari esperti come potenzialmente irreversibile. L’Accordo di Parigi sulle emissioni di CO2 risulta quindi una misura quantomai necessaria in questo preciso periodo storico, che ha il compito di ridimensionare il problema sempre crescente del riscaldamento globale.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che solo qualche mese fa durante il G20 aveva ribadito il suo completo dissenso verso questo accordo definendolo come dannoso per l’economia della sua nazione, ha dovuto deporre le armi di fronte al nuovo assetto a maggioranza democratica della Camera dei Rappresentanti nel post elezioni di medio termine. Il disegno di legge del “Climate Action Now Act” è stato approvato con 231 voti favorevoli e 190 contrari.

La battaglia per la salvaguardia del clima è ancora lunga, anche negli stessi Stati Uniti d’America, ma questo è un passaggio importante, soprattutto per merito dei movimenti ambientalisti, i quali hanno prodotto una grandissima campagna di sensibilizzazione su tutta la popolazione mondiale.

Manuele Foti -ilmegafono.org