Camilla Fascina è una cantautrice molto brava, con un’esperienza musicale di tutto rispetto che l’ha vista calcare diversi palcoscenici in giro per il mondo e collaborare con artisti di grande livello come Lindsay Kemp, maestro e collaboratore di David Bowie. Camilla ha vissuto a Berlino e, dentro una stanza spoglia di arredi ma ricca di creatività, con un pianoforte e una chitarra, ha iniziato a comporre le sue canzoni (come ci ha raccontato lei stessa nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radio). Quelle canzoni hanno preso forma e oggi fanno parte di un Ep autoprodotto e realizzato con il gruppo che ha formato nel 2018.

La band si chiama Edwig, così come anche l’Ep, nel rispetto della tradizionale omonimia dei dischi d’esordio. In questa loro produzione, uscita ad inizio maggio, risalta un pop dal sapore originalissimo e molto poco vetusto. Una sorta di pop rock che a malapena riesce ad entrare nella stessa definizione di pop rock. A tratti, infatti, gli Edwig sembrano appartenere a quella categoria di voci “dannate” e graffiate del mondo del rock, ma riuscendo a spaziare tra le melodie più accattivanti ed orecchiabili. Le influenze musicali che si possono ritrovare nel disco sono tangibili e facilmente riconoscibili: Muse, Radiohead, Wolf Alice e Placebo su tutti, ma, seppur riconoscibili, tali influenze non contaminano la purezza del lavoro e la completezza dell’Ep stesso.

Nonostante la sua brevità, che rappresenta un piccolo assaggio della capacità della band, questo loro primo lavoro riesce a soddisfare e convincere pienamente. Anche se oggi, nel mondo dell’indie, sembrano scomparse le chitarre, fa sempre piacere poter ascoltare determinati sound che ricordano più le band dei primi anni Duemila, senza però scimmiottare certi sound che sono stati i capisaldi della stessa decade. Gli Edwig hanno molto talento e sicuramente potranno mettere a fuoco tutte le loro capacità crescendo ancora, maturando e lavorando su un Lp in cui potrebbero mostrare tutte le loro sfumature, senza “se” e senza “ma”. Insomma, li aspettiamo in un lavoro più lungo e duraturo per farsi conoscere meglio e farsi apprezzare ancora di più.

In conclusione, quello degli Edwig è un lavoro che non si trova facilmente in giro, anzi, risulta avere una particolare unicità e rarità intrinseca, che emergono con luminosa chiarezza durante la riproduzione dell’EP stesso. Una vera e propria sorpresa per chi come oggi si è rassegnato alla mancanza di arrangiamenti “chitarrosi” in ciò che ascolta. Buon lavoro! Noi, da parte nostra, attendiamo sicuramente (e molto volentieri) il prossimo.

Heisenberg -ilmegafono.org

La copertina dell’Ep “Edwig”.