Pippo Fava non era solo un giornalista. Chi ne conosce la sua storia, le sue opere e la sua caratura intellettuale, sa che Fava era anche un grande scrittore, un documentarista, uno sceneggiatore, un drammaturgo. Ed anche un ottimo pittore. L’arte pittorica di Fava, tuttavia, rimane ai più la parte meno nota della sua prolifica produzione culturale. Ed è un peccato, perché il Fava pittore è un artista straordinario. Le sue tele, i disegni, le incisioni che la Fondazione Fava ha scovato e messo in luce sono di una qualità eccellente e hanno la stessa forza della sua scrittura e del suo teatro.

Queste opere saranno in mostra a Milano, dal 16 aprile all’8 giugno 2019, presso lo scalone monumentale della Biblioteca Sormani, in via Francesco Sforza 7. L’esposizione, intitolata “Giuseppe Fava, oltre il giornalismo”, sarà curata da Giovanna Mori, critica d’arte e autrice della monografia “La pittura come documento, racconto e denuncia”, appena pubblicata dalla Fondazione Giuseppe Fava.

Per cinquanta giorni, le opere pittoriche di Fava (oli, acqueforti, disegni) saranno fruibili al pubblico, che potrà conoscerne e apprezzarne la prorompente forza espressiva, la qualità tecnica e il messaggio che contengono. Fedele alla sua capacità di raccontare l’essere umano, le sue miserie, i suoi personaggi, la violenza e la povertà, Fava ci mostra un caleidoscopio di volti, espressioni, linee, colori, tratti talvolta profondamente reali, talvolta bizzarri, caricaturali. Ci sono le donne, i poveri, i miserabili, i sofferenti, gli sfruttati, l’amore e la passione. La Sicilia è, naturalmente, centrale anche nella sua arte, così come lo è stata in tutta la sua produzione letteraria e giornalistica.

Ci sono i colori di una terra piena di suggestioni, i paesaggi, le chiese, le scalinate, ma anche i personaggi scomodi, i mafiosi che Fava descrive e sbeffeggia anche nelle sue pitture. C’è l’eco del suo modo di raccontare la mafia, sfidarla, smontando quella falsa aura di onore che indebitamente si attribuiva. C’è, in alcuni suoi dipinti, lo stesso senso di ironia, di sarcasmo intelligente che animava certe descrizioni nei suoi articoli, nei romanzi e nel teatro. C’è la realtà nuda, senza filtri, che viene fuori dagli occhi e dalle figure dei personaggi impressi nelle opere.

Soprattutto, risalta quel senso di verità, l’amore smisurato per quella verità che Pippo Fava ha sempre voluto raccontare, a ogni costo, in un articolo come in un dipinto. A dimostrazione che egli è stato un intellettuale eclettico, capace di muoversi tra le varie forme espressive, mantenendo però una indissolubile coerenza, la fedeltà a un certo modo di raccontare il mondo che lo rende, senza ombra di dubbio, uno dei più grandi intellettuali del Novecento. L’arte di Fava, inoltre, è animata non solo da una grande passione ma anche da una grande conoscenza dell’arte stessa, come ha sottolineato Giovanna Mori nella sua monografia. Ci sono riferimenti e richiami a grandi artisti del passato, come ad esempio Hieronymus Bosch, solo per citarne uno.

Insomma, questa mostra, che è frutto di un progetto di Massimiliano Scuriatti e della Fondazione Giuseppe Fava, dedicato alla indimenticabile Elena Fava, figlia dell’intellettuale siciliano scomparsa nel 2015, è un tributo al grande Pippo Fava e offrirà un ritratto completo di quel che egli ha rappresentato e rappresenta nella cultura italiana del Novecento. All’interno dell’esposizione vi sarà anche una proiezione continua di brani della serie “I Siciliani”, realizzata nel 1980 con la regia di Vittorio Sindoni e la sceneggiatura di Pippo Fava.

In alcune teche sarà inoltre esposto materiale d’archivio di interesse storico, che contribuirà ad arricchire la conoscenza della personalità dell’artista: disegni, bozzetti, articoli originali, copie di giornale, dattiloscritti e copioni delle opere teatrali e di narrativa, fotografie. Una mostra che merita di essere visitata, scoperta, gustata.

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Massimiliano Perna -ilmegafono.org