Dopo diversi giorni di negoziati, si è conclusa domenica la Cop 25, ovvero la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a Madrid. L’esito, però, non è stato quello sperato. Si è infatti persa un’occasione per combattere la crisi climatica in quella che è stata tra le edizioni più lunghe, con due giorni extra. Un primo attacco arriva da Greenpeace, che sottolinea come gli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedrebbero minacciati i loro margini di profitto sono prevalsi rispetto alla tutela dell’ambiente. Il nodo più difficile da sciogliere, ovvero l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sulla regolazione globale del mercato del carbonio, non ha trovato soluzione. La maggior parte dei leader politici non hanno mostrato alcun impegno a ridurre le emissioni.

“I governi devono ripensare completamente il modo con cui conducono queste trattative, perché l’esito di questa Cop è totalmente inaccettabile – dichiara Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International -. La Cop 25 ha messo in luce il ruolo che gli inquinatori rivestono nelle scelte politiche e la profonda sfiducia dei giovani nei confronti dei governi. C’era necessità di decisioni che rispondessero alle sollecitazioni lanciate dalle nuove generazioni, che avessero la scienza come punto di riferimento, che riconoscessero l’urgenza e dichiarassero l’emergenza climatica”.

Una piccola vittoria, invece, è stata raggiunta dai Paesi più vulnerabili, quelli che rischiano di scomparire a causa delle continue calamità naturali a cui sono sottoposti, come le isole del Pacifico. Si tratta dell’obbligo per i Paesi ricchi di indicare entro l’anno prossimo di quanto aumenteranno gli impegni per tagliare i gas serra, causa del riscaldamento globale e dei disastri ambientali. Da questo momento nessuna nazione potrà più sottrarsi dall’indicare di quanto aumenterà il contributo nazionale (Ndc) sul clima.

Greenpeace, dunque, ha visto l’accordo di Parigi come una vittima di una manciata di potenti economie del carbonio. Ma non sono mancate le forze positive, come la High Ambition Coalition che, durante la seduta, ha offerto un’ancora di salvezza, e i piccoli Stati insulari che si stanno rafforzando di giorno in giorno, mantenendo vivo il progetto parigino.

A parlare del fallimento è stata anche l’attivista Greta Thunberg, la quale in un suo tweet ha scritto: “Sembra che la Cop25 di Madrid stia fallendo. La scienza è chiara, ma la si sta ignorando. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo mai. Abbiamo solo appena iniziato”. Altre parole dure arrivano dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: “La comunità internazionale ha perso una opportunità importante per mostrare maggiore ambizione nell’affrontare la crisi dei cambiamenti climatici. Non dobbiamo arrenderci, e io non mi arrenderò”. Dunque, si torna a casa con un appello verso un maggiore impegno, ma alla fine con poco di concreto. Tutto è rinviato al prossimo novembre, alla Cop26 di Glasgow.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org