A Siracusa, nella zona nord della provincia, risiede la più grande area petrolchimica d’Europa. Una zona industriale estesa che interessa da vicino quattro comuni: Augusta, Priolo Gargallo, Melilli e la stessa Siracusa. L’impatto sull’ambiente in 60 anni di attività è stato devastante, a causa di una industrializzazione per decenni senza regole e con controlli carenti o inesistenti. Il mancato rispetto delle norme ambientali, dei protocolli, unito a pratiche illegali di sversamento in mare, di smaltimento illecito dei rifiuti delle produzioni e di aggiramento dei limiti di emissioni, ha prodotto una situazione drammatica. Oltre ad avvelenare e a compromettere il territorio, l’inquinamento selvaggio delle industrie ha provocato il proliferare di patologie tumorali, leucemie, malformazioni, alterazioni del sistema immunitario, causando migliaia di morti nei comuni sui quali l’area ricade. E non solo.

La complicità della politica e delle istituzioni, insieme a comportamenti collusivi dettati da interessi privatistici, ha impedito o frenato per lungo tempo la messa in campo di iniziative volte a bonificare e risanare il territorio, monitorare il reale stato dell’inquinamento, avviare le indagini epidemiologiche capaci di dimostrare il nesso di causalità fra inquinamento e malattie.

Della zona industriale di Siracusa si parla ogni tanto, con trasmissioni tv che raccontano storie drammatiche di comuni nei quali si muore ogni giorno per i veleni delle industrie. Si racconta una tragedia quotidiana, con nomi e cognomi, come quelli raccolti da don Palmiro Prisutto, il quale da anni tiene il registro dei morti per cancro e altre malattie riconducibili all’inquinamento. Nomi e cognomi, storie familiari che si somigliano tutte, dove malattia e lutto sono una costante. Si contano i morti, mentre le industrie contano i soldi e usano il lavoro come strumento di ricatto. “Meglio morire di fumo che di fame” è il mantra, trito e ritrito, di chi non vede altre prospettive e in questa cecità dimentica che forse non si muore di fame, ma di sicuro si muore giovani e malati.

A differenza delle trasmissioni tv, dei reportage, delle iniziative di don Prisutto e delle associazioni, la politica ha scelto di non parlare più di industria e di inquinamento. Non ci sono proposte e impegni concreti sul tema delle bonifiche e della riconversione delle produzioni più inquinanti, operazioni che sarebbero capaci anche di riassorbire i circa seimila lavoratori oggi impiegati normalmente nell’area e di inglobarne altre migliaia. Nonostante la drammaticità della situazione, chi gestisce la cosa pubblica o si candida a parteciparvi tace, non considerando questo tema una priorità.

A Siracusa, allora, è stata lanciata una petizione, che ha raccolto oltre 170mila firme, per chiedere al governo nazionale, a quello siciliano e alle autorità sanitarie, alcune cose:

  • al governo nazionale si chiede l’aggiornamento del Catasto Inquinanti, lo stop alle energie fossili e l’attuazione di una transizione ecologica;
  • al governo della Regione Sicilia si chiede di predisporre una adeguata rete di monitoraggio della qualità dell’aria;
  • all’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa si chiede di far conoscere quanti sono realmente i malati di tumore in questa area e di predisporre un’indagine epidemiologica da svolgere su tutti i cittadini del quadrilatero industriale.

Firma e sostieni anche tu la petizione cliccando qui.

Redazione -ilmegafono.org