L’aria che respiriamo è sempre più inquinata e sono diversi i fattori che influiscono ad accentuare questo fenomeno. Oltre ai consueti gas di scarico dei veicoli, le caldaie domestiche o i camini, altri elementi si aggiungono all’ormai lunga lista delle sostanze nocive. Dunque, secondo una ricerca, a contribuire è anche il consumo degli pneumatici, dell’asfalto e dei freni delle auto. Sembrerebbe infatti che le micropolveri che si staccano dall’asfalto, dalle gomme e dai freni e si depositano sul fondo stradale concorrano a circa la metà dell’inquinamento da traffico automobilistico. A dirlo è una recente revisione di 99 studi internazionali, che a breve sarà pubblicata sul Bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e coordinata da Fulvio Amato, ricercatore del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas di Barcellona.

A discutere di questo argomento anche gli esperti riuniti a Milano per il Seminario Internazionale “RespiraMi 3: Air Pollution and our Health”, organizzato dalla Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dalla Fondazione Internazionale Menarini. Gomme e freni rilasciano sulle strade polveri che sono dannose così come i gas di scarico, in quanto contengono un mix di sostanze chimiche tossiche e cancerogene. Queste, infatti, possono causare malattie cardiovascolari e respiratorie nelle aree fortemente trafficate e colpire soprattutto i bambini e gli anziani.

Le pastiglie dei freni e gli pneumatici sono infatti fabbricati con diversi prodotti chimici tossici, da metalli pesanti a resine e composti plastificanti. “Il tubo di scappamento degli autoveicoli incide per il 50 per cento nella produzione delle polveri sottili da traffico, ma l’usura soprattutto di freni, asfalto e pneumatici influisce per il restante 50 per cento – osserva Sergio Harari, direttore Unità Operativa di Pneumologia Ospedale San Giuseppe di Milano – perché si producono microscopici frammenti di metalli, minerali e gomma che poi si disperdono nell’aria e vengono inalati”.

Finora, però, queste fonti sono state sottovalutate e solo da poco si sta iniziando a capire quale realmente possa essere il loro effetto sulla salute dell’uomo. A essere più a rischio sono i neonati che inalano più particelle degli adulti, in quanto camminano o vengono trasportati su carrozzine a un’altezza tra i 55 e i 90 centimetri da terra e sono particolarmente sensibili perché il loro organismo si sta ancora sviluppando. Inoltre, il pericolo si presenta alto anche per gli anziani che hanno polmoni già indeboliti da età e malattie.

Tuttavia non esistono ancora degli studi ben specifici che permettano di misurare i tassi, il formato, la distribuzione e la composizione di questi inquinanti poco conosciuti, così come non ci sono al momento dei rimedi efficaci per contrastarli. Dunque, per avere un primo miglioramento, bisogna iniziare dalle soluzioni più semplici. Gli esperti propongono innanzitutto di ridurre il traffico, limitare sia la velocità che l’ingresso in centro città dei veicoli pesanti e, infine, lavare più spesso le strade affinché anche l’aria sia più pulita.

Veronica Nicotra -ilmegafono.org