In occasione della Giornata dell’Acqua di quest’anno, svoltasi lunedì 22 marzo, l’Onu ha scelto un tema particolare, molto vicino al dramma che vivono sempre più popoli sparsi per il mondo: “Diamo valore all’acqua”. Quello che dovrebbe essere un bene accessibile a tutti, una risorsa, tende infatti a diventare troppo prezioso, soprattutto a causa degli sprechi e dei cambiamenti climatici. Il nostro è un pianeta “ricoperto d’acqua”, ma quella utilizzabile dall’uomo per usi antropici è pari al solo 0,6% e una minima parte, inoltre, è rinnovabile.

Nel 2021 le Nazioni Unite lanciarono un allarme sulla questione idrica, annunciando che circa metà della popolazione sarebbe stata costretta ad affrontare la scarsità d’acqua. Per quanto questo possa sembrare un problema lontano da noi, dobbiamo fare i conti con i rischi interni proprio al nostro Paese. Secondo l’Osservatorio Europeo della siccità (EDO), anche in Italia il livello dei fiumi è sempre più basso, in particolare al Nord, e il rischio di desertificazione è in aumento, specialmente in alcune regioni del Sud Italia. Il tutto potrebbe avere conseguenze tragiche per le attività umane ma soprattutto per gli ecosistemi, sottoposti a forte stress.

Quello che occorre è razionalizzare le attività primarie, come agricoltura e allevamento, puntando a una transizione ecologica delle produzioni. Ai cittadini, spetta poi il compito di adottare stili di vita a minor impatto ambientale. Secondo l’ONU, l’Italia è un paese a rischio idrico medio-alto, utilizza circa il 30-35% delle risorse rinnovabili, una percentuale che la crescita delle attività umane è destinata a far aumentare. Il segnale che viene dall’Europa è la Direttiva 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano che gli Stati membri dovranno recepire entro il 2023. Perché l’acqua è un bene prezioso, ma non deve diventare un bene raro.

Redazione -ilmegafono.org