Guardare il video integrale di quello che è accaduto sabato scorso a Greta Beccaglia, inviata dell’emittente Toscana Tv, dopo la partita tra Empoli e Fiorentina, è avvilente, fa sobbalzare di rabbia e mostra tutto quello che una donna è costretta a subire in questo Paese. Ogni giorno, in qualsiasi ambito lavorativo, a qualsiasi livello e senza una telecamera a rendere manifesta la violenza. Una violenza che ha più protagonisti, a cominciare da colui che allunga la mano (dopo averci sputato su…) sul fondoschiena della giornalista e che, per fortuna, è stato identificato come Andrea Serrani, ristoratore marchigiano, che dopo essere stato beccato “chiede scusa” e ovviamente parla di “goliardia”, affermando di non meritare la valanga di insulti che gli sono piovuti sui social e in rete. Afferma di averlo fatto perché era nervoso, si è detto subito pronto a incontrare la giornalista e a chiederle scusa. Al rifiuto della stessa, ha iniziato a travestirsi da vittima, affermando di aver dovuto chiudere il ristorante e il profilo social (stracolmo di insulti contro di lui) e perfino di essersi dovuto trasferire in una località protetta. 

Insomma, cerca di apparire come colui che ci ha rimesso di più per quello che, a suo dire, era solo un gesto goliardico. Goliardata, ecco come il maschio medio italiano considera la violenza e le molestie su una donna. Strategia solita, mirata a ridurre la portata di un atto e provare vanamente a evitare la denuncia. Naturalmente, ci hanno pensato alcuni media (i soliti, più o meno, ma Libero su tutti) e gli abituali e orribili personaggi da talk televisivo, tipo Sgarbi e Facci, ma anche insospettabili colleghe come Natalia Aspesi, ad aiutare, più o meno direttamente, il ristoratore, nella metamorfosi da carnefice a vittima, sminuendo il suo gesto, e al contempo screditando in diversi modi (apertamente volgari o più subdoli) chi ha subito la molestia, ritenendo eccessiva l’indignazione per quello che, si legge in molti articoli, è un gesto non gravissimo, non da denuncia.

La strategia, però, per fortuna non ha avuto esito positivo, perché la denuncia è arrivata, giustamente. Si spera che qualche sanzione possa colpire anche gli altri che, passando per strada o durante le interviste, hanno fatto apprezzamenti non richiesti sul corpo di Greta Beccaglia. In quella terribile diretta, infatti, è emerso l’infimo livello del maschio medio italiano, triviale, ancora di più quando si trova nel branco, quando si nasconde nella folla, nel mucchio, in quella tipica atmosfera cameratesca che riempie i discorsi e i gesti degli uomini dentro gli ambienti di lavoro, professionali, sportivi e non solo. Un maschio che, poi, quando arriva la legge, finge di pentirsi, chiede comprensione perché ha famiglia e figli (che usa come scudo), diventa ancora più piccolo di quanto non abbia già dimostrato di essere.

A questo orrendo scenario fa da contorno il disastroso operato del conduttore in studio, Giorgio Micheletti, il quale ha rivolto alla sua collega, che reagiva alle molestie, una frase agghiacciante: “Non te la prendere”. Una minimizzazione, l’incapacità di sentire il dolore e la rabbia di chi ha appena subito quella che è a tutti gli effetti una violenza. Qualche giorno dopo il fatto, davanti all’indignazione di tantissime persone e alla condanna anche dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, lo stesso si è pubblicamente difeso respingendo le accuse e ribadendo che quella frase era solo un tentativo di calmare la collega e non farla andare nel panico. Micheletti addirittura passa al contrattacco, accusando i media di non aver visto l’intera trasmissione e di aver omesso il suo invito alla collega a chiudere la diretta per poter reagire liberamente, senza telecamere davanti.

Imbarazzante come l’esperto giornalista non si ponga il minimo dubbio di aver sbagliato a dire quella frase, pronunciata mentre la sua collega era bersaglio di volgari molestatori. Imbarazzante che non si renda conto degli errori commessi anche in seguito. Basta guardare il video della puntata successiva, quella del sabato sera (clicca qui), con in studio anche Greta Beccaglia, per rendersi conto che il concetto era esattamente quello che tutti abbiamo compreso e che oggi il conduttore di Toscana Tv cerca in qualche modo di diluire. Nell’introdurre la giornalista e annunciare che avrebbero parlato di quanto accaduto, Micheletti non pronuncia mai le parole molestia e violenza. Prima parla di atteggiamento non proprio educato da parte di colui che ha allungato le mani, poi precisa che a parlare non sarà la lavoratrice ma la donna “che si è sentita…anzi è stata, non si è sentita, è stata violata”, dove quel lapsus iniziale (“si è sentita”) denuncia la totale inadeguatezza del giornalista a empatizzare con quello che la sua collega ha vissuto.

Il tutto in una trasmissione dove la Beccaglia rimane in disparte a lungo, in uno studio con quattro ospiti tutti maschi, per poi avere la parola, dopo quasi mezz’ora, per pochi minuti. Ad aggiungere altro imbarazzo, la dichiarazione di Micheletti, il quale premette che della vicenda non avrebbero voluto parlarne in trasmissione, ma che alla fine hanno deciso di farlo per via della sollevazione popolare sui social e sui siti web. Infine, dopo poche parole concesse alla diretta interessata e un giro di pareri tra gli ospiti, conclude con un incomprensibile richiamo a una maggiore serenità e “goliardia” . Non contento, per finire in bruttezza, invita “Greta a dare una scrollata di spalle, minimizzare l’episodio senza dimenticarlo, metterselo alle spalle e continuare a fare quello che ha fatto benissimo finora”. Insomma, ci risiamo. In poche parole, si ripete il concetto: non te la prendere. Hai voglia poi a dichiarare che lo aveva fatto per sottrarla al panico.

D’altra parte, nella sua difesa di ufficio mediatica, durante un’intervista rilasciata a FqMagazine, Micheletti, lasciandosi andare a un illuminante pensiero su come combattere la violenza sulle donne in ambito sportivo, ha affermato: “Bisognerebbe che la tanto deprecata responsabilità oggettiva dei tifosi fosse estesa anche a episodi di questo tipo. Credo che, se vogliamo estremizzare un concetto, le società siano le mamme dei tifosi. E siccome le mamme hanno l’obbligo di educare, non possono pensare a loro solo quando non succede niente di grave”. Conoscendo meglio oggi il suo pensiero, appare ancora più evidente come dietro la frase “non te la prendere” non vi fosse alcuna intenzione solidale, ma solo una incrostata striscia di cultura maschilista. Inconsapevole o meno, se qualcuno pensa che il compito di educare e il peso dell’educazione siano prerogative delle madri, e dunque di riflesso il fallimento di questo ruolo è responsabilità delle stesse, non può stupire che poi quel qualcuno chieda a una donna appena molestata di non arrabbiarsi e di scrollare le spalle e andare avanti.

Micheletti è inadeguato e più parla più mette in mostra il suo analfabetismo funzionale in materia di diritti delle donne e di lotta alla violenza e al sessismo. Purtroppo, anche lui è un frammento dello specchio nel quale si riflette un Paese incapace di comprendere. Un Paese che, in larga parte, minimizza la violenza sulle donne, che la scambia per goliardia, così come scambia la molestia per battuta, la sopraffazione per gerarchia. Un Paese che poi, ipocritamente, si riempie di retorica colorandosi il volto di rosso ma dimenticando di decolorare il linguaggio, le concezioni medievali, le forme di potere maschiliste. Siamo un Paese generalmente incapace di capire quali parole usare e quali gesti compiere quando qualcuno sta subendo una violenza. Ed è grave che a non comprenderlo sia anche chi ha una visibilità pubblica, una responsabilità, perché è seguito da degli spettatori i quali magari, dal tipo di riposta che viene data, potrebbero comprendere che è ora di smettere di ridacchiare e minimizzare.

D’altra parte siamo un Paese che ancora non si rende conto che responsabili dell’educazione dei figli alla non violenza sessista sono anche e soprattutto i padri e che molto dipende dal loro modo di comportarsi nei confronti delle donne. Per fortuna, per una volta, la reazione c’è stata e, visto il risalto della vicenda, per il molestatore ci saranno conseguenze penali, oltre che economiche. E per una volta, anche l’Odg (toscano) ha dato un giusto segnale, così come ha fatto l’editore, Toscana Tv, che ha sospeso il conduttore Micheletti. Ora ci si augura che l’emittente abbia il coraggio di andare fino in fondo e che sostituisca questo giornalista vetusto ed evidentemente inadeguato (vada lui a raccogliere i pareri dei tifosi) con una donna capace, che ha la freschezza della gioventù e una grande professionalità mostrata sul campo, quando è rimasta salda e precisa malgrado la terribile esperienza vissuta. Basterebbe poco per dare un bel segnale di cambiamento e di educazione.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org