I negazionisti se ne facciano una ragione: il cambiamento climatico esiste, è effetto dell’azione umana e sta producendo conseguenze misurabili. La scienza è concorde, così come lo sono i dati e gli studi che, ad ogni livello, rivelano le anomalie climatiche e certificano, ad esempio, che il 2023 è stato l’anno più caldo nella storia del Pianeta. Di sicuro quello più caldo da quando si misurano le temperature. Una notizia attesa, visto che tale dato era stato annunciato già a dicembre da Copernicus, il servizio della Commissione Europea per il monitoraggio del cambiamento climatico, secondo cui il mese di novembre 2023 presentava un aumento di circa 1,75° C rispetto alla stima della media del mese per il periodo compreso tra il 1850 e il 1900, il cosiddetto periodo pre-industriale. Un aumento che registra uno 0,25 in più rispetto all’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi sul Clima del 2015, che prevede di mantenere il riscaldamento entro i +2 °C ma possibilmente non oltre 1,5 °C.

Secondo Copernicus, i mesi di settembre, ottobre e novembre del 2023 sono stati i più caldi sempre con un incremento di temperatura di oltre 0,8 gradi. Le temperature registrate, pertanto, già a dicembre facevano pensare che il 2023 avrebbe battuto il record. E così è stato, come dimostrano anche i risultati delle agenzie meteorologiche e di altri enti di studio e rilevazione. Come riporta il sito specializzato climalteranti.it, le “analisi preliminari del LNOAA/NCEP (National Oceanic and Atmosferic Administration – National Centers for Environmental Prediction) e quelle parziali sugli altri database climatici, permettono di confermare che il 2023 è risultato di nuovo l’anno più caldo da quando si misurano le temperature, con un’anomalia pari a poco meno di +1,5 °C rispetto al periodo preindustriale”. Un incremento di quasi un decimo di grado rispetto al precedente record, registrato nel 2016.

Come sottolinea l’articolo di climalteranti.it, “le temperature registrate sono vicine al valore delle temperature medie che l’Accordo di Parigi ha previsto come obiettivo per fine secolo, +1,5 °C. Se il trend continuerà (e al momento non c’è motivo per sperare che questo non succeda), entro qualche decennio è possibile che le anomalie medie globali risultino permanentemente superiori al valore di 1,5 °C”. A livello di impatto sulle diverse zone del Pianeta, si nota come i valori maggiori si trovino “sulle zone polari, oltre il circolo polare artico (con picchi di oltre 5 °C!) e in Antartide (picchi di 3,5 °C!). Le aree continentali mostrano anomalie prevalentemente positive e talora superiori a 1 °C, con la sola eccezione dell’Asia nordorientale, della regione tra Tibet e India, di parte delle zone andine e di parte dell’Australia, dove vi sono alcune aree con anomalia termica negativa”.

Se a livello mondiale, dunque, è il 2023 l’anno più caldo di sempre, a livello italiano, lo scorso lustro si classifica al secondo posto. Il record in Italia, infatti, appartiene ancora al 2022, con un’anomalia più alta (oltre +2,2 °C in più rispetto al periodo preindustriale) del 2022, che registra un +2 °C. Un dato che non lascia ben sperare, se è vero che anche il 2024, sulla base delle previsioni, si candida a partecipare alla corsa al record di temperature. Un trend che, purtroppo, rischia di crescere sempre di più anche nei prossimi anni, sgretolando le speranze di realizzare quanto fissato dagli Accordi di Parigi. La scarsa visione emersa dalla Cop28 di Dubai in materia di clima, unita alle politiche poco attente da parte delle grandi potenze, ancora arroccate sulla difesa dei propri interessi particolari e lontane dal ritenere prioritaria la lotta al cambiamento climatico, non ci inducono a immaginare nulla di buono. Il tempo scorre e ogni giorno di ritardo fa aumentare i problemi e i rischi. Insieme alle temperature.

Redazione -ilmegafono.org