Alla fine il tappeto non ha più retto: tutta la polvere nascosta nel corso di questi mesi è venuta allo scoperto, l’incantesimo dorato si è dissolto ed è ricominciato il gioco della palla avvelenata tra le istituzioni. La palla avvelenata in questione è fatta di responsabilità, gare d’appalto, immondizia, camorra e chi più ne ha più ne metta; per il resto ci pensano telegiornali e politici senza scrupoli. Ma procediamo con ordine, se esiste un ordine in tutta questa vicenda, che ancora una volta infanga Napoli e tutta la Campania. Sembrano davvero recentissime le sanzioni dell’Unione Europea all’Italia per non aver saputo gestire al meglio la questione rifiuti nel 2008, ed ecco che scoppia di nuovo alla massima potenza una nuova protesta. Quel che tuttavia fa riflettere, o meglio, lascia perplessi, è l’eco dei canti trionfali innalzati dal premier Berlusconi quando, orgoglioso, annunciò, due anni fa, che “l’emergenza era finita”, “che la colpa è solo della Regione che non ha saputo ben amministrare”, e via all’insabbiamento della vicenda o al sotterramento nelle campagne del Giuglianese e dell′Agro aversano, lungo le coste e nel sottosuolo cittadino.

Ma del resto, non c’è più immondizia sotto casa, non c’è più l’emergenza, poco importa se aumentano a dismisura casi di tumori e malattie alla pelle. Ora che l’emergenza è riesplosa, Berlusconi non ha dato la colpa alla Regione, dato che lo schieramento politico è cambiato, ma al Comune, in cui vige ancora il “potere della Sinistra”. È vero che anche in pieno centro, a Napoli, giacciono ormai da giorni cumuli di rifiuti abbandonati a sé stessi, ma gli episodi più gravi stanno accadendo ancora una volta in periferia, alle falde del Vesuvio ed in pieno Parco Naturale. Teatro di guerra è stavolta Terzigno, comune vicino alle più note Torre Annunziata, Poggiomarino e Pompei, abitato da 17654 abitanti, tutti condannati a morte. Si, perché l’apertura di una discarica vicinissima al centro abitato comporterebbe ingenti danni alla loro salute. Dall’inizio di ottobre i cittadini di Terzigno stanno protestando attivamente contro l’apertura della discarica “Sari”, che non solo rende l’aria irrespirabile (possiamo facilmente immaginarne i motivi), ma ha inquinato anche le acque di Terzigno e della vicina Boscoreale: ed ecco che la protesta dei cittadini diventa vera e propria rivolta.

Da allora abbiamo assistito ad una sorta di evoluzione della protesta: siamo partiti dai cortei, passando per il rogo delle schede elettorali, fino ad arrivare agli scontri con le forze dell’ordine e alle barricate umane, al vilipendio del tricolore, al lancio di sassi contro le auto della polizia. Proteste tanto demonizzate dalle autorità che si è deciso di procedere alla perquisizione delle abitazioni di tutti coloro sorpresi a manifestare, senza contare che ogni azione di rivolta più o meno pacifica è stata dichiarata fuori legge; stessa storia di due anni fa a Chiaiano e Pianura, quando la ragion di Stato prevaleva sulle buone ragioni del popolo. Ora questa ragion di Stato che due anni fa era prevalsa sui diritti dei cittadini fa la sua bella figura, dato che i trucchetti di Berlusconi si sono rivelati del tutto inefficaci. A poco servono le sue incursioni sul territorio se la gente del luogo si ammala, se le scuole chiudono, se per le strade di Terzigno e Boscoreale regna il cattivo odore ed il caos. I telegiornali monopolizzati dal potere ci mostrano ovviamente immagini di bifolchi in guerra contro lo Stato, senza approfondire quanto sta succedendo sul serio, senza analizzare e rendere note agli italiani le vere ragioni di tanta veemenza nella protesta.

A scatenare ancor di più le ire dei cittadini è stata la decisione deliberata dalla Regione e dalla Provincia di Napoli (e dunque di conseguenza dai rispettivi presidenti, Caldoro e Cesaro), di aprire un’altra discarica in pieno Parco Nazionale del Vesuvio; la discarica in questione è quella di Cava Vitiello, che essendo molto vicina alla Sari, renderebbe la zona un’enorme deposito di rifiuti, il più grande d’Europa per essere precisi. I cittadini non ci stanno, com’è giusto che sia. Non si fanno attendere le dichiarazioni a ruota libera dei ministri, tra cui quella rilasciata da Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, sulle presunte infiltrazioni camorristiche a fomentare la rivolta, volendo cosi scaricare ogni responsabilità del governo. Le proteste hanno però portato ad una piccola vittoria: Cava Vitiello non sarà aperta, ma la Sari continuerà a funzionare, seppur con sversamenti limitati; questo è quanto indicato nel protocollo d’intesa proposto dal Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che porta le firme oltre che di Caldoro e Cesaro anche dei 18 sindaci interessati all’apertura e allo sversamento nella discarica interessata. Il tutto implica comunque un permanente stato d’allarme per il benessere e la salute dei cittadini.

La notizia di questo protocollo d’intesa, resa nota il 30 ottobre, ha indotto comunque i cittadini ad organizzare nuovi cortei e manifestazioni: gli abitanti di Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, con la preziosa collaborazione dei Comitati cittadini antidiscarica, sono scesi in strada per dire No al protocollo e chiedere la bonifica della zona Sari e la rinascita del Parco Nazionale del Vesuvio. La presidentessa del Comitato Antidiscarica di Terzigno, Annarita Ranieri, afferma che la lotta non finirà dopo il protocollo di Bertolaso, mentre il singolare Comitato “Mamme vulcaniche” di Boscoreale (che nei giorni scorsi ha partecipato insieme ai cittadini di Terzigno al “lutto cittadino” in seguito alle decisioni sulla discarica Sari) si dissocia categoricamente dal protocollo firmato dai 18 sindaci, chiedendo non solo la già accertata chiusura di Cava Vitiello, ma anche la definitiva chiusura della discarica Sari e la completa bonifica del territorio. Il Comune ed i Comitati cittadini, sia per i disordini, sia per gli orari d’ufficio sono difficilmente raggiungibili, ma la controinformazione che da settimane circola in rete parla chiaro: tutti i cittadini di Terzigno e dintorni si oppongono allo sversamento dei rifiuti sul loro territorio.

Le analisi del suolo per verificare il grado d’inquinamento della zona sapranno dare ulteriori indicazioni sull’eventualità di ulteriori depositi di immondizia. In questi giorni tuttavia, è balzata agli onori della cronaca anche la vicenda di Giugliano, altro comune ormai noto ai più per le rivolte anti-discarica. È infatti recente la notizia di una presunta riapertura del sito di stoccaggio a Taverna del Re, in cui dovrebbero essere depositate altre eco balle, che di “eco” hanno ben poco. Dopo le prime proteste i giornali riportano che la situazione sarebbe piuttosto tranquilla e che non ci siano stati particolari impedimenti allo scarico di eco balle. In realtà molti sono stati i cortei di protesta ed i blocchi stradali, non come è avvenuto a Terzigno, ma la situazione promette di agitarsi sempre più in questi giorni. Staremo a vedere anche quali altri trucchetti avrà in serbo per noi il “mago di Arcore”.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org