La notizia eclatante dell’arresto di Roberto Helg, presidente della Confcommercio Sicilia e vicepresidente della Gesap (azienda che gestisce l’aeroporto palermitano), è stata accolta dall’opinione pubblica come un fulmine a ciel sereno. Helg, da anni uno degli alfieri della lotta alla criminalità, “paladino” della legalità e da sempre vicino (almeno a parole) ai commercianti siciliani costretti a pagare il pizzo, è stato arrestato dalle forze dell’ordine di Palermo con l’accusa di estorsione aggravata in flagranza.

La notizia, che ha sconvolto non poco i piani alti della Confcommercio e della Regione Sicilia (soltanto qualche giorno fa anche Antonello Montante, presidente Confindustria Sicilia e leader della lotta al racket, è stato indagato per concorso esterno a Cosa nostra), rischia di mettere in cattiva luce la credibilità del movimento e delle lotte svolte in questi anni, ma soprattutto di inficiare la speranza che tantissimi commercianti avevano riposto nei confronti di gente come Montante e dello stesso Helg.

Ma procediamo con ordine.

A febbraio, il pasticcere Santi Palazzolo, gestore di una nota pasticceria all’interno dell’aeroporto di Palermo, chiede delucidazioni riguardo al contratto che lo lega alla Gesap e alla stessa struttura palermitana. Il contratto è in scadenza e il commerciante è interessato ad un eventuale prolungamento di 3 anni. A tale scopo, si rivolge dapprima a Carmelo Scelta (direttore generale della Gesap) e, infine, al vicepresidente Helg. Ed è in questa occasione che Palazzolo riceve, per la prima volta, una vera e propria richiesta di pagamento: Helg sostiene che, per far sì che il contratto venga realizzato e prolungato, il commerciante debba pagare un importo pari a 100 mila euro, di cui la metà entro il 2 marzo e la restante parte in 5 rate da 10 mila euro mensili.

Per fortuna, il grande coraggio del commerciante palermitano lo ha spinto a registrare con un telefonino la conversazione avvenuta con Helg. Una volta che la registrazione è stata consegnata ai carabinieri, per il presidente di Confcommercio non c’è stato nulla da fare. Martedì scorso, infatti, un nucleo di militari ha fatto irruzione all’interno dell’ufficio della Confcommercio e, proprio in questa circostanza, sarebbe stata sequestrata una busta con la somma in contanti versata da Palazzolo e degli assegni in bianco, a dimostrazione del patto avvenuto qualche giorno prima.

Durante un primo interrogatorio, Roberto Helg avrebbe dapprima negato persino l’evidenza, per poi crollare e confermare che quei soldi gli servivano perché ha “la casa pignorata”. In realtà, gli inquirenti, adesso, tenteranno di capire se dietro (ed oltre) ad Helg ci sia una vera e propria cricca, all’interno della Gesap, dedita all’estorsione nei confronti dei commercianti dell’aeroporto Falcone-Borsellino. Nel caso in cui l’indagine dovesse portare a risultati ancor più eclatanti, il quadro che ne emergerebbe assumerebbe dimensioni enormi e preoccupanti. Nei confronti di Helg, intanto, il disprezzo e l’indignazione sono ovviamente già ai livelli massimi.

Basti pensare che in occasione del premio “Libero Grassi”, edizione 2014, lo stesso Helg affermava che “racket e usura potranno essere sconfitti solo se le vittime denunceranno e collaboreranno con le istituzioni” e che “la Camera è impegnata in attività che promuovono la legalità”. Parole che fanno inorridire alla luce dei fatti emersi. Di fronte a tutto ciò, ha quasi del grottesco (o, se me lo si concede, persino del pirandelliano) il fatto che sia stato proprio un commerciante, con un atto di coraggiosa denuncia, a incastrare Roberto Helg, reo di uno dei tanti reati che egli  stesso diceva di voler combattere.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org