Il crocefisso nei porti usato come minaccia identitaria nei confronti di chi arriva (sempre che i porti non siano chiusi); le unghie di Josefa; le fake news e la quarantenne della Val d’Ossola che, pagata da CasaPound, fabbrica notizie e dossier falsi su Ong, migranti, Soros e altro ancora: questa è l’Italia nella quale oggi ci troviamo a vivere e che proviamo ogni giorno ad analizzare. Un Paese nel quale la disinformazione e una grave escalation di ignoranza (frutto di una progressiva destrutturazione della scuola e di una massificazione al ribasso dell’offerta culturale) sono diventate terreno fertile per l’avanzata di forze populiste e autoritarie.

C’è un pericolo che qualcuno continua a sottovalutare e non è tanto quello delle continue sparate di Salvini sui social né quello della chiusura dei porti, perché questi sono sì atti vigliacchi e disumani contro esseri umani incolpevoli, ma da soli non possono minare la tenuta democratica di una nazione. Il vero pericolo viene piuttosto dalla convergenza di forze che mirano a destabilizzare la democrazia attraverso la propaganda organizzata, la menzogna strategica. Un metodo non nuovo ma sempre profondamente efficace.

Qualche anno fa, alcune inchieste giornalistiche lanciarono un allarme sull’attività costante di proselitismo sul web e nelle scuole compiuta da gruppi di estrema destra. Si parlava soprattutto di social, di una rete che si muoveva e comunicava da nord a sud, con l’obiettivo di combattere il sistema. Partendo da destra, quindi, con tutte quelle orrende ideologie razziste, omofobe, sessiste tipiche di quella parte della società e della recente storia italiana che, forse, nel dopoguerra, sarebbe stato meglio punire con maggiore severità prima di inserirla in un contesto di necessaria pacificazione.

Il web e i social, dunque, i collegamenti sospetti con account di paesi stranieri che hanno deciso di spostare la guerra fredda dal nucleare all’informatica e all’informazione. Proselitismo sul web ma anche una strategia mistificatrice affidata a persone, a punti nella rete, che agiscono al soldo di forze di estrema destra, come ad esempio CasaPound, con l’obiettivo di manipolare la verità e scatenare i peggiori istinti del popolo italiano, aizzandolo contro qualsiasi soluzione democratica, progressista e solidale. Uno scenario pericoloso, perché la storia ci insegna che è proprio la disinformazione, l’utilizzo fraudolento dei mezzi di comunicazione, a generare i mostri, a coagulare il peggio di una nazione e a farla sprofondare nel sonno della ragione. Soprattutto quando l’opposizione è allo sbando.

I totalitarismi come fascismo e nazismo sono l’esempio più lampante di cosa voglia dire costruire una strategia del nemico basata su teorie del complotto che spazzano via qualsiasi elemento di verità capace di contrastarle. Un governo serio e responsabile, che ha a cuore le sorti del proprio Paese, avrebbe già messo in moto le attività di intelligence per fermare questa valanga di false notizie, montature, dossieraggi vari e difendere il dibattito pubblico da questo inquinamento sottoculturale e da questa orgia complottista. Il problema è però che al governo c’è proprio chi da sempre usa il complotto, la disinformazione, la dialettica qualunquista e vuota, gli slogan pieni di elementi falsi per costruire il proprio consenso.

Al governo ci sono due forze politiche che flirtano con l’estrema destra. Due forze politiche che scavalcano il parlamento, lo snobbano, lo esautorano, preferendo (guarda caso…) il web, i tweet, i post per prendere e comunicare decisioni, commentare qualsiasi fatto, sempre in maniera superficiale, con semplificazioni che destituiscono qualsiasi forma di pensiero o di critica. Difficile allora aspettarsi che chi governa oggi prenda provvedimenti. Impossibile pensare che il loro falso patriottismo li porti a una vera difesa della Repubblica dal rischio di interessi esterni finalizzati a creare instabilità e spinte reazionarie.

Allora tocca a noi. Con i mezzi che ci rimangono. Che non sono pochi. C’è bisogno dell’impegno di tutti, a qualsiasi livello. Intellettuali, giornalisti, esponenti politici con la coscienza ancora linda, docenti, preti, attivisti, informatici, creativi, sportivi, sindacalisti, cittadini. Tutti insieme attorno ad un unico punto: fermare chi sta provando a sfilarci di mano la democrazia. Abbiamo l’urgenza di unirci, fare fronte comune, non partiticamente (perché i partiti di opposizione hanno fallito e continuano a farlo), ma politicamente e culturalmente, con un contromovimento che contrasti colpo su colpo la strategia di disinformazione e razzista delle forze al potere.

Mettiamoci insieme e mettiamoci la faccia, disobbediamo, rispondiamo, contrattacchiamo, spostiamo il dibattito sui temi che vengono appositamente taciuti, manifestiamo, denunciamo. E concretamente creiamo anche dei team specialistici che possano inibire e fermare gli account che stanno gettando in pasto alla rete notizie fake e ipotesi di complotto con l’obiettivo di distruggere chi, come le Ong ad esempio, sta combattendo al posto nostro per fermare un genocidio spaventoso.

Non è più il momento delle carezze, dell’attesa, dell’educazione o delle piccole cose, dei piccoli contributi. Non è più il tempo delle mezze misure o della mediazione. Si deve scegliere da che parte stare e agire, ciascuno nel proprio campo, mettendosi in gioco in prima persona. Perché è già tardi. Ma forse non è ancora troppo tardi.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org