La malavita organizzata fa sempre notizia, purtroppo, anche quando si tratta di sciacallaggio edilizio ed ambientale. Come ogni anno Legambiente ha reso pubblici dati e statistiche del rapporto sulle ecomafie, un business che nel 2011 ha fruttato ben 16,6 miliardi di euro, di cui 6,2 miliardi provenienti dalla gestione dei rifiuti urbani. Lo scorso anno sono state registrate circa 346000 tonnellate di rifiuti gestiti illegalmente e oltre 25000 nuove costruzioni abusive, stima, quest’ultima, che ha decisamente colmato il calo di costruzioni legali (registrato al 20%) nel corso dello scorso anno.

Nonostante l’arresto di numerosi boss della malavita organizzata, l’ecomafia continua, purtroppo, ad assicurarsi territori e ricchi trofei, talvolta anche a causa della negligenza delle istituzioni: non sempre, infatti, le costruzioni confiscate sono messe a disposizione di enti pubblici o iniziative di utilità sociale. Su 10500 beni confiscati, soltanto 5835 diventano punti d’incontro sociale, tutti gli altri restano imbrigliati nella macchinosa burocrazia delle ipoteche bancarie. In alcuni casi si rischia addirittura di far tornare nelle mani di cosche mafiose beni precedentemente confiscati, data la tendenza a rivendere strutture sequestrate ad enti e cittadini privati.

Le regioni in cui l’ecomafia è più attiva sono, nell’ordine, Campania, Sicilia e Puglia, dove si concentra poco meno della metà (47%) dei reati ambientali a sfondo mafioso. Seguono in graduatoria Lazio, Sardegna, Toscana, Lombardia (prima regione del Nord), Liguria e Abruzzo.

L’ecomafia si appropria anche delle riserve boschive: lo scorso anno sono aumentati del 28% gli incendi e il bracconaggio a scapito di fauna anche protetta, macellazione clandestina, commercio di specie animali e pelle pregiata. Si registrano, inoltre, numerosi atti di sciacallaggio e danni al patrimonio storico e archeologico, soprattutto nei siti etruschi. I furti di reperti storici sono aumentati del 13,1%. Una vera emergenza nazionale.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org