“Sapientis Aegypti/insculptas obelisco figuras/ab elephanto/belluarum fortissima/gestari quisquis hic vides/documentum intellige/robustae mentis esse/solidam sapientiam sustinere” (Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza).

Questa frase è scolpita sul basamento dell’elefante che sorregge uno degli antichi obelischi di Roma, scoperto nel 1665  in questa zona, ricca di reperti egizi e appartenente all’antico campo Marzio, durante i lavori al giardino del monastero domenicano.  Subito, lo scultore più noto di Roma fu chiamato a progettare una scultura in cui l’antico pezzo potesse essere integrato.

Il celebre Bernini, che in un primo momento voleva realizzare un Ercole a sostegno dell’antico reperto, optò infine per il suo vecchio progetto forse su consiglio del cardinale Francesco Barberini, nipote di Urbano VIII (per il quale realizzò il baldacchino) e dal 1630 proprietario del feudo di Palestrina (antica Preneste). In questo progetto, Bernini pose l’obelisco sul dorso di un elefantino. L’opera, poi realizzata dall’allievo Ercole Ferrata nel 1667, è la citazione del manoscritto, attribuito da Calvesi a Francesco Colonna (romano signore di Preneste), l’Hypnerotomachia Poliphili, in cui l’elefante obeliscoforo simboleggia la “sapienza” in contrapposizione alla “fortuna”. 

Anche in Sicilia, nel XVIII secolo, Giambattista Vaccarini realizza per la piazza del Duomo di Catania un elefantino in pietra lavica che sostiene un obelisco ispirandosi a questi più famosi e antichi modelli. Queste sculture sono una vera e propria traduzione di un modello cartaceo che è al contempo un concetto filosofico. Questo elefante è un invito a imparare e a fare tesoro di ciò che si è appreso senza fare affidamento alla fortuna.

Speriamo allora che i vandali che hanno osato intaccare questo antico simbolo di sapienza, e che fino ad oggi hanno avuto la fortuna di non essere indentificati, non restino impuniti anzi ricevano una punizione esemplare che sensibilizzi alla cura del patrimonio collettivo.

Angelo De Grande -ilmegafono.org