Se pensavamo che le materie plastiche disperse nell’ambiente potessero danneggiare “soltanto” mari, fiumi, laghi e altri ecosistemi naturali, ci sbagliavamo: le micro particelle di plastica inquinano anche l’acqua potabile, con gravi rischi per la salute umana. A lanciare l’allarme la rivista “Orb Magazine”, che, in base a un’indagine condotta da esperti e scienziati su campioni d’acqua provenienti da tutto il mondo, ha disegnato un quadro piuttosto preoccupante.

Il team della School of Public Health dell’Università del Minnesota ha preso in esame 159 campioni d’acqua potabile, un sistema molto innovativo per le ricerche degli ultimi anni che si sono limitate alle sole acque di mari, laghi e fiumi. I ricercatori hanno considerato anche le acque di paesi in via di sviluppo quali Ecuador, Uganda e Indonesia, notando una forte espansione delle micro particelle plastiche nelle acque destinate alla distribuzione capillare nelle abitazioni o comunque utili al consumo individuale.

I numeri purtroppo parlano chiaro: la contaminazione supera la percentuale dell’80%, con un picco del 94% rilevato negli Stati Uniti, sia nei campioni prelevati nelle abitazioni comuni, sia in quelli provenienti dagli uffici pubblici (Palazzo del Congresso, Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, e persino la Trump Tower). Al secondo e terzo posto si collocano Libano e India, mentre l’Europa viaggia su una contaminazione pari al 70%, con quantità superiori registrate in Germania, Francia e Regno Unito.

Gli strumenti di rilevazione riescono tuttavia ad analizzare soltanto le micro particelle, mentre le nanoparticelle non possono essere rilevate date le loro dimensioni ridotte: la capacità di mappatura riesce a captare soltanto corpuscoli superiori ai 2,5 micron. Ciascun campione d’acqua potabile preso in considerazione misurava circa 500 ml, all’interno dei quali sono stati ritrovati in media 4,8 fibre plastiche negli Stati Uniti e 1,9 in Europa.

Quanto alla difficoltà di rilevazione delle nanoparticelle, la difficoltà d’analisi non implica una loro assenza dai campioni. A differenza delle micro particelle, infatti, le nanoparticelle plastiche possono facilmente attraversare la membrana cellulare e quindi insinuarsi negli organi interni, trasportando batteri e altre sostanze altamente nocive per il corpo umano. Si rivela dunque necessario un maggior controllo delle falde acquifere, spesso lasciate troppo a se stesse, evitando così il pericolo di trasformare l’acqua in un bene di lusso e soprattutto i danni alla nostra salute.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org