Una definizione provocatoria che gioca con la storia e l’archeologia: siamo nell’età della plastica. Così come sono esistite l’età della pietra, l’età del bronzo e del ferro, alcuni scienziati parlano oggi di età della plastica, un periodo storico molto critico dal punto di vista ambientale. I ricercatori dello Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California, dopo aver ritrovato frammenti di plastica in sedimenti fossili risalenti alla prima metà dell’800, hanno lanciato la provocazione, collocando la presenza di materie plastiche nei fossili all’inizio dell’Antropocene, quell’era in cui le attività umane hanno preso il sopravvento sulle forze naturali.

L’introduzione delle materie plastiche nella vita quotidiana ha fortemente cambiato anche l’ambiente, tanto da modificare pure parte dei fondali marini, come testimoniano ritrovamenti risalenti agli anni ‘40, con un forte incremento negli ultimi 70 anni. Lo studio condotto dagli scienziati californiani registra che la quantità di plastica ritrovata nei sedimenti fossili raddoppierebbe ogni 15 anni. La maggior parte delle tracce sarebbero fibre tessili sintetiche, frammenti di plastica scomposti, pellicole di plastica.

La dottoressa Jennifer Brandon, principale autrice dello studio, sottolinea che le materie plastiche vengono tutt’ora smaltite scorrettamente, e poi aggiunge: “La traccia del nostro amore per la plastica rimane nei nostri reperti fossili. Si tratta di un pericolo per le forme di vita che abitano il fondo dell’oceano: barriere coralline, cozze, ostriche e così via. Ma il fatto che stia entrando nella nostra documentazione fossile rende il problema una questione esistenziale. Tutti noi abbiamo studiato a scuola l’età della pietra, quella del bronzo e del ferro… e questa? Sarà conosciuta come l’età della plastica? Credo sia abbastanza preoccupante che le nostre generazioni saranno ricordate per questa ragione”.

Redazione -ilmegafono.org