Le notizie che arrivano dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), facente capo alle Nazioni Unite ma di stanza a Ginevra, non sono affatto incoraggianti per l’atmosfera. Nel corso del 2012, infatti, si è registrato un picco alquanto preoccupante relativo alle percentuali di Diossido di Carbonio, Azoto e Protossido di Carbonio, tra i gas maggiormente responsabili dell’effetto serra e del global warming (surriscaldamento globale). I dati, consultabili sull’ultimo bollettino sul clima presentato nella capitale della Svizzera, rilevano un peggioramento costante tra il 1990 e il 2012, pari al 32%, una percentuale destinata ad aumentare.

Il dato registrato nel 2011 si “fermava” al 30%, ma, sulla base di statistiche certe, si può affermare che nel giro di pochi anni la temperatura globale potrebbe aumentare di circa 4,6 gradi rispetto alle temperature rilevate prima del 1750, anno della Rivoluzione industriale. Inutile dire che il pianeta e le attività umane potrebbero risentirne in modo decisamente negativo, se non catastrofico. Lo sviluppo embrionale delle industrie, infatti, era strettamente legato ai combustibili fossili, ma l’utilizzo di nuove fonti energetiche ha trasformato l’atmosfera in una cappa di concentrazione di gas e di sostanze chimiche estremamente dannose. La percentuale di anidride carbonica è aumentata del 41%; per il metano, invece, si parla del 160% circa, mentre per l’azoto arriviamo al 20%.

L’atmosfera, tuttavia, non è il solo filtro a contenere i gas serra. La metà di questi, infatti, è assorbita dagli oceani e dalla biosfera, comportando così un peggioramento generale delle condizioni ambientali dell’ecosistema Terra. Ma non finisce qui. Se infatti gli stati occidentali, dopo una lunga parentesi produttiva all’insegna dei combustibili fossili, si stanno lentamente convertendo al rinnovabile, i paesi in via di sviluppo attraversano fasi industriali che il resto del mondo ha abbandonato ormai da decenni.

Costi più bassi di risorse e manodopera comportano notevoli passi indietro in tema di eco-sostenibilità. E ancora una volta, l’uomo si annovera tra i principali artefici del disastro in progress.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org