Il 2014 è stato l’anno più caldo di sempre, o almeno lo è dal 1880, da quando cioè si rilevano dati metereologici. Quella che dapprima è stata soltanto un’ipotesi, è stata poi confermata dalla JMA, agenzia metereologica giapponese, dalla NOAA-National Oceanic Atmospheric Administration e dalla NASA. Gli esperti lanciano l’allarme per i prossimi trent’anni: un surriscaldamento simile espone il pianeta a seri rischi ambientali, vista la tendenza a macinare numerosi record negativi. La temperatura globale ha subito un rialzo di circa 0,04 gradi centigradi dal 2010, anno dell’ultimo picco, mentre dal 1997 si è registrato il decennio più caldo di sempre. I rialzi più evidenti si sono verificati nel Nord degli Stati Uniti, in particolar modo in Alaska e nel Nord Europa.

Anche gli Oceani sono stati particolarmente caldi per tutto il corso del 2014, fatta eccezione per le acque intorno all’Antartide. Il NCAR-National Center of Atmospheric Research avverte: gli eccessivi ritardi nell’attuazione di politiche ambientali e climatiche adeguate avranno conseguenze disastrose su particolari zone della Terra quali Eurasia, Australia, Africa, Centro e Sud America, che, oltre ai cambiamenti climatici, subiranno frequenti periodi di siccità, smantellamento degli ecosistemi e ovviamente sbalzi ed escursioni termici. A preoccupare gli studiosi, i paesi prossimi al Mediterraneo, come l’Italia che, stando ai dati del Cnr di Bologna, ha fatto registrare nel 2014 un rialzo delle temperature pari a 1,45 gradi centigradi, e le potenze emergenti come Brasile, Cina e Messico.

Il problema del surriscaldamento globale è da tempo in cima alle tematiche più controverse relative all’ambiente, tra smentite, disdette e scarse aderenze al Protocollo di Kyoto, anche da parte delle grandi potenze. Secondo Al Gore, che ha preso parte all’esclusiva conferenza tenutasi a Davos, in Svizzera, tra leader politici ed economisti, il 2015 è l’anno del clima.

Presentando insieme a Pharell Williams il prossimo Live Earth, il concerto per il clima che si terrà il 18 giugno, ha veicolato l’attenzione proprio sulle prospettive dell’evento, che, accanto alla tradizionale nomenclatura di “Live Earth” aggiunge “Road to Paris”: le decisioni più importanti in fatto di politiche ambientali dipenderanno proprio dall’incontro di Parigi. “È importante che un miliardo di voci, radunate per l’evento, possano veicolare un messaggio del genere”, ha dichiarato Al Gore, “è fondamentale promuovere una richiesta condivisa”.

Laura Olivazzi -ilmegafono.org