Dalle terre del vicentino ci giungono la musica e lo stile degli Atlanto, una band arrivata al decimo anno di attività e alla produzione di un terzo album. Gli Atlanto, fin dai tempi della loro formazione, propongono al loro pubblico un pop-rock ben fatto, che piace e che cattura chi lo ascolta, probabilmente perché capace di alternare delle sfumature che a tratti sono chiaramente di stampo italiano, in cui è appunto il pop ad avere la maggiore, ad altre che invece si rifanno ad un’impronta molto più internazionale dove la struttura melodica è molto più articolata.

Sono quattro musicisti dall’esperienza ormai consolidata che, dopo un po’ di tempo e dopo i riscontri positivi ottenuti con “L’uomo, il suo sogno e il nuovo giorno” (2010) e “Terra” (2013), tornano a proporsi con un nuovo disco, intitolato “Futuri parziali”.

Questo album, dal punto di vista artistico, rappresenta un insieme di riflessioni/tracce musicali sui futuri possibili che ci si presentano (o ci si sarebbero potuti presentare) durante la vita. Dei futuri possibili definiti in base alle scelte fatte da noi o dagli altri, ai contesti, alle esperienze e quant’altro. Per gli Atlanto (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) il disco rappresenta, invece, non solo una consacrazione all’interno di un genere in cui è chiaro che essi si trovano a loro agio, ma anche un’evoluzione artistica.

Ciò perché questi bravi musicisti vicentini risultano capaci di abbellire le loro tredici tracce e in generale il loro pop-rock con un insieme di sapienti innesti elettronici, che arricchiscono e rendono molto più variegato e originale l’ascolto dell’intera produzione. Una produzione che va assolutamente ascoltata, almeno una volta. Se lo farete, dopo sarà impossibile non ascoltarli.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Futuri parziali”