Un viaggio, o meglio un pellegrinaggio lungo la via della musica, alla ricerca della propria essenza, contaminandosi con diversi generi. In una sola parola, mutuata dalla lingua sacra indiana, Yatra, che vuol dire appunto viaggio o pellegrinaggio. Questo è il nome scelto da una band reggiana, formatasi nel 2017 e composta da quattro musicisti e da una cantautrice dalla voce potente e profonda (Denise Pellacani, che abbiamo avuto ospite nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica). Gli Yatra, dopo un anno di esibizioni live e un inedito che ha riscosso un discreto successo radiofonico, hanno iniziato a farsi spazio nel panorama della musica indipendente italiana.

Così, pochi giorni fa, il 3 dicembre, è uscito il loro album d’esordio, “Behind the great disguise”, pubblicato e distribuito dell’etichetta (R)esisto. Otto bellissime tracce nelle quali si trova quella contaminazione che sta alla base del progetto degli Yatra, un ventaglio di atmosfere e suoni che, partendo da una solida radice rock, spaziano nel grunge, nell’alternative rock, nel progressive, ma anche, a tratti, nel gothic rock. C’è tanta sperimentazione in questo album, gli arrangiamenti sono curati e mettono in evidenza una grande capacità tecnica.

Il livello è veramente alto, le canzoni catturano subito chi ascolta, così come la voce di Denise, talvolta potente e rabbiosa, altre volte struggente e malinconica, si adatta perfettamente alle contaminazioni e alle variazioni che ogni traccia esprime. Quello degli Yatra è un album dai contenuti interessanti, è solido, maturo, pieno e non fa pensare minimamente a un esordio, perché non presenta quei tratti ancora acerbi propri di un primo disco.

Se “Behind the great disguise” è il loro biglietto da visita, allora non immaginiamo cosa potrà fare questa band quando avrà qualche anno in più di lavoro insieme. L’esordio è sorprendente, la strada davanti è lunga e gli Yatra mostrano di sapere come si viaggia.

Redazione Musica -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Behind the great disguise”