Ci stiamo avvicinando al periodo più significativo per quel che riguarda la memoria antimafiosa. Il 23 maggio prima e il 19 luglio poi, due date tragicamente connesse e tragicamente entrate nella storia della nostra Repubblica. Le stragi mafiose che fermarono per sempre la vita e il lavoro dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Francesca Morvillo, moglie di Falcone e anche lei magistrata, e di un gruppo di valorosi agenti di scorta (Agostino Catalano, Rocco Dicillo, Emanuela Loi, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina). Dentro il Tribunale di Marsala, da qualche tempo esiste un luogo di memoria importante. Parliamo del museo “Paolo Borsellino”Inaugurato il 19 gennaio scorso, questo spazio espositivo è stato realizzato all’interno di quello che è stato, per più di 5 anni, l’ufficio di servizio del magistrato palermitano ucciso dalla mafia in via D’Amelio, dato che egli lavorò proprio presso il tribunale marsalese dal 1986 al 1992.

Per allestire questo spazio, sono stati utilizzati gli arredi del tempo, tra i quali la scrivania, la sedia, la libreria e persino alcuni dei faldoni più importanti su cui Borsellino aveva lavorato. Tra le carte, infatti, è possibile scorgere persino la misura di prevenzione personale e patrimoniale che il pool guidato dal magistrato aveva eseguito nei confronti di Francesco Messina Denaro, boss e padre del noto Matteo. Un documento, questo, che dimostra come Borsellino e il suo team fossero molto attivi nella lotta alla criminalità organizzata con strumenti e strategie d’avanguardia, dato che proprio questa misura fu una delle prima applicazioni della nuova normativa antimafia in quegli anni.

L’iniziativa, che ha reso possibile l’istituzione dello spazio museale, è stata realizzata grazie alla collaborazione della sottosezione di Marsala dell’Associazione nazionale magistrati, insieme alle istituzioni locali, tra cui il Comune di Marsala, il Tribunale a la Procura della città siciliana. Uno sforzo, questo, che ha fatto sì che il museo venisse inaugurato proprio nel giorno in cui il magistrato avrebbe compiuto 84 anni. Un gesto importante, questo, il cui scopo non è soltanto quello di ricordare un uomo onesto e valoroso come Paolo Borsellino, ma anche quello di trasmettere alle generazioni presenti e future i valori della giustizia e della lotta alla mafia. A proposito di ciò, proprio in occasione dell’inaugurazione di gennaio, avevano partecipato, insieme ad esponenti istituzionali, anche diverse scolaresche.

“È una giornata molto particolare per me e le mie sorelle”, aveva detto Manfredi Borsellino, figlio del magistrato ucciso dalla mafia nel 1992, aggiungendo di non aver “parole per ringraziare chi ha avuto l’idea di realizzare un museo alla memoria di mio padre”. in un luogo in cui “mio padre ha vissuto cinque anni e mezzo da uomo libero”. E in effetti così è stato: fu proprio Borsellino, insieme al collega e amico Giovanni Falcone e altri magistrati del famoso pool antimafia (tra cui Rocco Chinnici, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello) a dare vita a un nuovo tipo di magistratura e a cambiare la figura del magistrato stesso.

Lo stesso attuale procuratore di Marsala, Fernando Asaro, nel corso dell’inaugurazione, si era soffermato proprio su questo aspetto. Sul fatto, cioè, che Borsellino è stato “autore di una vera rivoluzione culturale e professionale”, visto che prima “le parole cosa nostra non venivano pronunciate né all’interno né all’esterno dei palazzi di giustizia”, e che egli portò nel suo lavoro il concetto del “noi” e non dell’io. Un concetto che, senza gelosie, si basava “sull’affrontare i fenomeni criminali e le indagini, con scambio di notizie sia all’interno dell’ufficio che con altre strutture investigative”. Si trattava di una magistratura che, come sottolineato da Asaro, “guardava alla qualità del lavoro, non alla quantità”.

Ecco perché un museo dedicato alla memoria di una persona, prima ancora che di un magistrato, di tale spessore può essere un’altra importante occasione per ricordare. Ricordare quali sono i valori veri della vita. Ricordare cosa significa vivere e lavorare con la schiena dritta e per il bene comune. Ricordare, insomma, che seguire un ideale di giustizia può e deve essere la via da intraprendere, anche se spesso significa dover affrontare ostacoli durissimi. Visitare il museo dedicato a Paolo Borsellino è un modo per non dimenticare, per respirare quell’ideale, per esercitare memoriaIl museo è visitabile gratuitamente il mercoledì e il venerdì dalle ore 9 alle ore 13. Poiché è necessaria una prenotazione, consigliamo a chiunque sia interessato di inviare un’email al seguente indirizzo: museoborsellino@gmail.com. E se possibile, portate con voi anche i più piccoli, affinché possano conoscere la storia e le lotte di uomini che hanno provato, con impareggiabile competenza e senso del dovere e con estrema generosità, a costruire un Paese libero dalle mafie e dai loro complici politici.

Giovanni Dato -ilmegafono.org