Quando ci si dedica a raccontare la musica e i suoi contenuti, capita di imbattersi sempre più di rado in artisti veri, quelli che uniscono sapienza compositiva, studi musicali e contenuti emotivi. Per questo vogliamo presentarvi Francesco Sbraccia, baluardo romantico nell’era dei luminosi quanto illusori palcoscenici social. Un romanticismo musicale strutturato con un diploma in pianoforte, un percorso di studi in composizione e altre varie esperienze su vari generi musicali, anche molto distanti dall’ambiente classico.

Francesco Sbraccia è un artista sempre pronto a mettersi in gioco e a sperimentare, giusto un po’ al di fuori dagli schemi preimpostati della musica internazionale. E questo lo si percepisce nitidamente ascoltando i suoi lavori. Una percezione derivante da uno stile compositivo mai banale. L’orecchio dell’ascoltatore non aggancia quasi mai completamente a livello sonoro l’andamento del brano, non è mai del tutto sicuro di attendersi il ritornello sentito nella prima fase. Proprio perché le composizioni di Francesco sono una sorta di racconto emotivo, che ovviamente è personale, e di conseguenza mai del tutto predicibile. Il che, per l’appunto, è il bello di raccontare musica, di risalire all’etimologia del nostro mestiere.

Non a caso, questo bravo artista propone proprio un album intitolato “Etimologia”, uscito lo scorso 9 novembre (e del quale abbiamo parlato con lo stesso Francesco durante l’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio). Un album di livello artistico piuttosto alto, che si colloca in quel punto di convergenza nel quale si respira un’atmosfera intrisa di profumi pop, indie e folk uniti e mescolati tra di loro, con l’aggiunta di qualche altra leggera contaminazione classica o elettronica, in quello che è un po’ il vento compositivo di un cantautore indipendente alla ricerca di espressioni originali.

“Etimologia”, lungo le sue tracce, racconta con delicatezza la gioia di godersi ogni attimo di vita, in serenità, senza l’assillo della quotidianità e dei suoi ritmi frustranti. È un disco davvero riuscito, che ci auguriamo possa ottenere numerosi consensi. Perché lo merita, per capacità artistica e per concezione musicale.

Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Etimologia”