Un bravissimo autore pugliese, che ha saputo osare e sperimentare, dando vita a un disco ricco di messaggi importanti. Lui è Vic Petrella e oggi esce il suo EP d’esordio, intitolato “Sperimentalist”, prodotto da (R)esisto distribuzione. In questo suo Ep, l’autore pugliese è riuscito a tradurre in suoni messaggi precisi, utilizzando un linguaggio musicale apocalittico, cinematografico e intenso che susciterà sicuramente le impressioni positive di molti ascoltatori. Fin dalle prime note, è possibile accogliere la magnificenza di questo prodotto composto da quattro bellissime tracce. Un’esplosione di sinfonie nelle quali si può apprezzare l’unione di musica elettronica e sonorità glitch vicine tanto alla intelligent dance music, quanto all’alternative metal/post rock, con intenzioni sonore unite a un’ottica sperimentale, come dimostrato appunto dal titolo del disco.

La volontà di alternare parti cantate ad altre recitate, così come la commistione di più lingue, è in linea con lo sperimentalismo e con le atmosfere a tratti stranianti che l’artista insegue allo scopo di innovare e stupire, proprio come ad esempio gli Area, i Pink Floyd o i Moderat hanno cercato di fare in passato. Questi intenti sono visibili fin dal primo brano (Red Zone), scritto durante la quarantena imposta dal lockdown, con il quale Vic Petrella (che abbiamo avuto ospite nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radio) ha affrontato il tema della tragedia del virus. L’obiettivo è quello di creare una sorta di “manifesto” o documento storico da consegnare ai posteri, grazie alla selezione delle frasi ritenute più iconiche, pronunciate dai capi di governo di diversi Paesi durante la pandemia.

Il secondo brano, che è anche il singolo estratto scelto per anticipare l’EP, espone un tema già caro al poeta Ungaretti un secolo fa. Viene raccontato un chiaro momento di illuminazione del musicista che effettua quindi una riflessione molto profonda circa la piccolezza dell’essere umano rispetto all’immensità del cosmo. In questa ottica sognante, Under The Stars espone dunque l’incertezza del futuro e si lega alla sfera onirica dell’anima che si interroga su di sé, trovando un senso di identità nella stessa sostanza umana. Il proposito di questo EP è, nel suo complesso, quello di muovere una denuncia contro la contemporanea tendenza alla riduzione sempre più mortificante dell’arte. Propone inoltre una riflessione profonda, rivolgendosi a quella porzione interiore nella quale è possibile ritrovare, nel passato e nella bellezza e perfezione della natura, il proprio essere.

Un lavoro ben pensato, progettato e musicalmente ben architettato. Un antipasto graditissimo, tanto per messaggi, quanto per contenuti musicali. Con il buon augurio di poter fruire presto di altri lavori ben fatti come questo, un incoraggiamento va a tutto l’organico: agli autori, produttori e ingegneri del suono per essere incentivati a continuare nella creazione di altri progetti simili. Speriamo di poter ascoltare presto un concerto live di un’ora e mezza o poter guardare un bel film con queste colonne sonore e poter così apprezzare ancora di più questo egregio lavoro attraverso l’unione di tutte le arti.

Federica Formica -ilmegafono.org