Avete mai provato a scavare tra vecchi vinili nel vostro garage? E vi è mai capitato di trovare qualcosa di meravigliosamente bello? Ma soprattutto, avete mai provato a creare qualcosa di vostro partendo proprio da quei tesori ritrovati per caso? L’artista di cui vi stiamo per parlare lo ha fatto e il risultato è un connubio di beat ed hip hop che fanno muovere il fondo schiena. Stiamo parlando di Ateru, il cui progetto nasce nel 2016 in un garage, appunto, proprio in mezzo a quegli scatoloni ammassati ed impolverati che contenevano i resti di una radio indipendente degli anni ‘70.

Da quel mucchio di roba, tirò fuori un vecchio giradischi, una manciata di vinili soul e funk e un registratore a nastro. Così è venuto fuori un brano, composto da campioni di vinili anni ‘70, campionati con una MPC1000 e una Roland SP303, il tutto registrato su un Tascam Portastudio del 1981. Il singolo, intitolato “Jordan River”, nella sua brevità riesce ad imprimere nell’ascoltatore una voglia di ascolto in loop che non si riesce a togliere dalle orecchie.

Si tratta di un brano che nasce dalla curiosità, dalla voglia di far qualcosa di nuovo (in Italia ovviamente) e dalla continua ricerca di un sound morbido ed il più caldo possibile. In sostanza, il singolo di Ateru non è altro che un antipasto che si dovrebbe consumare con tutta calma per poi non rimanere delusi da ciò che verrà successivamente.

Ateru (che abbiamo intervistato nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio) è un artista da scoprire e valutare con un occhio molto attento, poiché artisti come lui riescono ad infoltire un sottobosco musicale sempre pieno di novità e grandi cose da scoprire. Poco altro resta da aggiungere, semplicemente, premete play ad ascoltate. La musica va ben oltre le parole ed Ateru ne è la dimostrazione.

Heisenberg -ilmegafono.org

La copertina del singolo “Jordan River”