È passato ormai un mese dalle elezioni politiche italiane. L’esito del voto ha consegnato il paese all’instabilità, ma è stata chiara l’esigenza dei cittadini, che hanno bocciato la vecchia amministrazione promuovendo invece la possibilità di affidare il nuovo governo a partiti che durante la campagna elettorale hanno portato avanti, a parole, principi di legalità e sicurezza, anche se con modalità discutibili. Purtroppo, mentre in settimana si sono avviate le consultazioni, l’ennesimo scandalo ha coinvolto proprio uno dei partiti che è stato premiato nelle scorse elezioni: la Lega di Salvini.

L’ex deputato regionale siciliano ed ex sindaco di Monreale, Salvino Caputo, è stato infatti arrestato dai carabinieri di Palermo con la pesante accusa di voto di scambio. Nell’inchiesta è coinvolto anche il fratello Mario Caputo, candidato alle ultime elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana nella lista “Noi con Salvini”, ma non eletto. In realtà, è stata proprio questa candidatura sospetta che ha dato il via alle indagini. Dopo 4 legislature all’ARS, infatti, Salvino Caputo era stato dichiarato incandidabile, vista una condanna per tentato abuso d’ufficio che aveva subito a causa del suo intervento atto a cancellare alcune multe addebitate a suoi amici, tra cui il vescovo di Monreale.

Al suo posto era sceso in campo il fratello. E proprio qui, secondo il Gip di Termini Imerese che ha fatto scattare l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per i due fratelli, si sarebbe consumato il reato di attentato contro i diritti politici del cittadino, in quanto alcuni indizi farebbero pensare a un tentativo di far credere agli elettori che stessero votando per Salvino Caputo e non per il fratello Mario. A sostegno di questa accusa c’è la diffusione di volantini di propaganda senza foto con scritto solo il cognome del candidato Caputo, e anche il fatto che Mario Caputo si sia presentato alle elezioni con il falso appellativo di “detto Salvino”, che sembrerebbe un altro escamotage per raccogliere i voti del fratello.

Se questa accusa non bastasse, ad essa si aggiunge quella di compravendita di voti vera e propria che coinvolge soprattutto l’ex sindaco di Monreale il quale, sempre secondo la procura, avrebbe promesso voti in cambio di posti di lavoro “in almeno 12 occasioni”. Sotto indagine anche altre 20 persone che dovranno rispondere dell’accusa di far parte del presunto sistema di corruzione in Sicilia della Lega che aveva a capo Caputo. Insomma una vera bufera che coinvolge la Lega e tutta la coalizione vincitrice delle ultime elezioni in un territorio pieno di corruzione come quello del termitano.

Se queste accuse verranno confermate, lasceranno l’ennesimo grande punto interrogativo sulla credibilità di un partito che ha fatto della legalità e della sicurezza la propria bandiera, ma che si ritrova invischiato in una inchiesta giudiziaria simile. Se è vero che è difficile esercitare pieno controllo su tutti i rappresentanti di un partito sul territorio italiano, è altrettanto giusto ricordare che chi basa le proprie campagne elettorali sull’onestà e sulla morale, additando reiteratamente gli avversari, non può poi consentirsi episodi di questo genere che ne compromettono la credibilità. Soprattutto in queste ore nelle quali si chiede al presidente della Repubblica un mandato per la guida del Paese.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org