Una lunga storia musicale, iniziata di fatto nel 2000 e proseguita attraverso diversi momenti di passaggio e tanta esperienza live, che hanno consentito di sperimentare vari e nuovi generi ma sempre partendo dal primo grande amore: il rock. Questa è, in sintesi, la “vita” dei Tenax, la band che vi presentiamo oggi e che ha appena pubblicato il suo primo e omonimo ep, distribuito e promosso da (R)esisto.
Quattro tracce segnate da un hard-rock che ritrova, in ogni accordo, tutta la forza e il tormento che servono. I Tenax ci spingono a pensare ma lo fanno sempre con buonsenso. Già nella prima traccia (Gogna), la loro rabbia diventa musica che prende posizione, scagliandosi con fervore, ma sempre mantenendo eleganza e stile, contro la stupidità dei talent show che trasformano la cultura musicale in una pura gogna mediatica.
Il rock è sempre il filo conduttore e c’è allora spazio per le sue icone, per quei miti che sono finiti nel triste e leggendario Club 27, ossia quell’espressione che si riferisce a tutti i grandi artisti morti a 27 anni ed entrati nel mito. Nel brano che ne riporta il nome (Club 27), i Tenax non lasciano spazio ad alcuna esasperazione o esaltazione del mito, nonostante quei personaggi abbiano fatto la storia della musica finendo purtroppo in questo triste club, tra mito e follia. La traccia si apre con un arpeggio bellissimo e glaciale che ritroviamo nella chiusura e che nasconde un sussurro di Break on through (to the other side) che ci catapulta tra i ricordi dell’indimenticabile Jim Morrison.
L’hard-rock dei Tenax riesce poi a diventare suadente e sensuale, cantando la vuota solitudine delle anime di oggi che si lasciano sedurre da amori virtuali (Virtual love). Nell’ultimo brano, Vivo libero, singolo estratto in rotazione nelle radio, urlano la loro urgenza di libertà, la loro condanna contro ogni arroganza e pregiudizio, contro ogni forma di violenza. Un inno alla libertà che coinvolge e appassiona chi ascolta: impossibile non battere il piede per tenere il tempo.
L’hard-rock dei Tenax è gradevole e ci riporta a quello vibrante e indisponente dei primissimi Litfiba. Ritmi incessanti e testi decisi per un tipo di musica che è al tempo stesso denuncia e ribellione. Le chitarre indomabili e la voce graffiante sono un marchio di qualità di questo ottimo gruppo che, con appena quattro tracce, ha saputo mettere in chiaro con chi abbiamo a che fare, ricordandoci romanticamente che sotto un “chiodo” pesante spesso batte un cuore ardente che crede nella cultura e nella libertà. Per conoscerli meglio basta ascoltare il podcast della puntata di “The Independence Play” di cui è stato ospite il loro fondatore Alessio “Pax” Pacifici.
Speriamo di sentirli presto in un full-lenght sempre pieno di ribellione e di ritmi che possano farci “pogare” e cantare ancora.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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