Manca poco ormai,  avete tempo fino al 14 giugno per vedere la prima retrospettiva francese del grande artista italiano Piero Fornasetti (1913-1988). Al museo d’arti decorative di Parigi (che per intenderci si trova su rue de Rivoli, nella stessa struttura del Louvre) è in corso, dall’11 marzo, La folie pratique, un’incredibile esposizione di oltre 1.000 pezzi di questo nostro connazionale tanto prolifico. Quest’uomo, o forse dovremmo definirlo una macchina,  era pittore, scultore, decoratore d’interni, stampatore, designer ma anche scenografo, costumista e stilista.

Fornasetti, durante la sua relativamente lunga vita, ha realizzato più di 11.000 oggetti pieni di poesia e fantasia. Solo le varianti di “Tema e variazioni”, di cui fa parte l’immagine in copertina, sono state realizzate in più di 350 versioni. Il misterioso volto di donna ripetuto è di un nome della lirica del XX secolo, un nome ormai pressoché dimenticato, quello di Lina Cavalieri. Il suo volto è ormai diventato un’icona dell’arte italiana. Fornasetti, la cui attività oggi continua grazie al figlio Barnaba, aveva cominciato nell’atelier di suo padre dove, dopo essere stato espulso dall’accademia di Brera, si rifugiò  e iniziò la sua carriera da autodidatta, studiando disegno sui libri e imparando a stampare grazie alla pressa di proprietà del padre.

In quel luogo creò la “Stamperia d’Arte Piero Fornasetti”, dove realizzava sia le sue creazioni che quelle di alcuni grandi artisti del tempo come De Chirico e Carrà. Grazie all’interessamento di Gio Ponti, che rimase incantato dalla sua bravura nel realizzare i foulards (Fornasetti, infatti, faceva anche questo), iniziò con lui a progettare e realizzare mobili. Era il 1940.

Attorno a lui razionalismo e rigore dominavano la scena artistica ed architettonica. Il suo stile invece è l’emblema del decoro, quasi barocco, antico, che prende spunto da trattati architettonici, testi d’alchimia, dall’astrologia del Rinascimento italiano. L’esposizione trasmette un quadro completo dell’opera del poliedrico artista e, se volessimo trovare una pecca, si sofferma poco o niente sulla tecnica che il maestro utilizzava per realizzare le sue opere.

Manca una spiegazione che faccia capire come la litografia venisse trasportata sui vari supporti da decorare. Ad ogni modo, una mostra piena di spunti molto interessanti che fanno riflettere e che ispirano. Peccato che sia stata la Francia e non l’Italia a farmi interessare per la prima volta all’opera di un grande italiano.

Angelo De Grande -ilmegafono.org