I Di Viola Minimale tornano e ci propongono “Niente fascino”, il loro nuovo album realizzato tra l’inverno e l’estate del 2014 e uscito il 17 aprile scorso. Dieci anni di musica non si sentono o forse hanno dato il coraggio al gruppo ragusano, formato da Davide Cusumano (chitarra e voce), Andrea Sciacca (batteria), Giulio DiSalvo (chitarra), Gianpaolo Cassarino (tastiere e violino) e Roberta Corallo (basso, sino al 17 aprile 2015), di proporsi e diventare immensi tra ipnosi e illusioni. Un disco che sorprende e suggestiona tutti quelli che sono cresciuti riconoscendosi in quel “trafitto sono trapassato dal futuro”, urlato dai Cccp qualche tempo fa, e trasformandolo in uno stile di vita.

I D.V.M. si ritrovano a spiare un mondo senza fascino e lo portano in musica. Un mondo distorto che squarcia e logora, traccia dopo traccia, nota dopo nota. Ci scopriamo vittime di un “disordine pianificato”, che non ammette sprechi, dove ci si chiede “chi deve fare che cosa?”, (come fanno ripetutamente in Nessuna strategia) e dove si ottengono solo risposte sbagliate.

Un disordine (riproposto anche nell’ultimo pezzo dell’album, intitolato appunto Disordine) che genera rumore ma che, progressivamente, trova una sua armonia, fatta di intro complesse e bellissime, suoni distorti e viaggi inattesi. Un potere indignante quello descritto, costantemente impegnato a dividere, a rendere la realtà pianificata, splendida, diffusa, continua, a far accettare a tutti il tragico inganno (Canzone obbligata).

“Niente fascino” ci seduce con la decadenza e l’ineluttabilità della realtà, nella quale tutto va come deve andare perché “tutti sanno le cose e nessuno le dice”. In questa continua devastazione di “visi sconvolti e governo pieno di macchie e buchi” non si può che decidere di smettere di sorridere a tutti. “L’intensità è un gioco fatto di contrasti”, cantano in Ripetizioni (senza comprensione), e forse più che mai questo lavoro appare intenso e pieno di contrasti. C’è spazio per il disordine, perché è l’unico atto possibile in un universo in divenire, tra “cicli bui di rivoluzione” e “microsecondi di conquista (inutili)”. 

Le sonorità sono quelle che portano ai pezzi migliori dei Marlene Kuntz, dei CCCP, dei Fluxus e fanno ritornare alla mente la maestria dei Sonic Youth. Sono quelle che permettono di capire che quello dei Di Viola Minimale è un album che non può non diventare indispensabile per chi ama la musica di qualità.

FrankaZappa -ilmegafono.org