Il 10 ottobre 1517 Leonardo da Vinci (Vinci 1452 – Amboise 1519), ormai anziano, riceve nella sua ultima dimora, il castello reale di Clos-Lucé vicino alla residenza reale di Amboise, il cardinale d’Aragona e il suo seguito, di passaggio alla corte di Francesco I re di Francia. In quest’occasione gli mostra, oltre a vari disegni e progetti portati avanti durante il corso della sua vita, anche i quadri dai quali non era riuscito a separarsi al momento del suo trasferimento in Francia, tre opere incomplete a cui lavorava da anni: il San Giovanni Battista, la Gioconda e una Madonna col Bambino assieme a Sant’Anna. Quest’ultima opera era stata iniziata dal maestro circa vent’anni prima, verso il 1500, a Firenze, e rimarrà incompleta fino alla sua morte nel 1519. Un ventennio di riflessioni per la realizzazione di un capolavoro: questo era Leonardo, perennemente alla ricerca della perfezione nella resa del colore dell’incarnato e dell’atmosfera terrestre, per imitare degnamente l’opera di Dio.

Quest’opera, a cui abbiamo accennato, era ed è incompleta e quindi non ha mai ricevuto le vernici di finitura protettive da parte del suo realizzatore, anzi, ha probablimente ricevuto nei secoli un abbondante miscuglio di oli (il cosiddetto beverone) al fine di omogeinizzare il primo piano, più completo, e lo sfondo, solo allo stato preparatorio. Quest’operazione ha creato nei secoli un ingiallimento della superficie pittorica che aveva stravolto totalmente la corretta percezione dei colori da parte del fruitore: il blu e l’azzurro tendevano al verde e la luce pura e chiara dell’alba, che sfiora gli incarnati dei tre personaggi, era divenuta scura e innaturale (tutti questi difetti sono oggi visibili anche sulle altre opere del maestro conservate al Louvre, come La Vergine delle Rocce, il San Giovanni e la Gioconda).

Grazie alla collaborazione del Centre de recherche et de restauration des musées de France e alle nuove tecnologie impiegate nel seguire la pulitura di questa pittura su tavola, la restauratrice italiana Cinzia Pasquali, coadiuvata da Oriana Sartiani dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e Gloria Tranquilli del polo museale di Venezia, è riuscita a rispettare gli strati originali dell’opera del grande artista a prezzi relativamente contenuti (si parla di 200 mila euro). Il restauro è stato finanziato dalla Salvatore Ferragamo Spa, azienda fiorentina che, da creatrice di moda, si è calata nei panni del mecenate e ne ha avuto un ottimo ritorno in visibilità. Speriamo che faccia lo stesso in Italia, dove forse non ci saranno detrazioni fiscali per chi investe nella cultura ma, di sicuro, c’è tanta cultura che ha bisogno di essere salvata.

Per tornare a noi, quest’opera sarà esposta al Louvre fino al 25 giugno 2012 e, per la prima volta dopo molti secoli, accanto al cartone preparatorio esposto della National Gallery di Londra. Un’occasione da non perdere per essere catapultati nel mondo di questo genio del Rinascimento ed ammirare le opere create da lui e dai suoi contemporanei, come Raffaello e Michelangelo, e dagli artisti che nei secoli sono stati influenzati dal suo estro, come Degas o Max Ernst.

 http://www.youtube.com/watch?v=WLUGU0ESpEo&feature=player_embedded

http://www.louvre.fr/expositions/lultime-chef-doeuvre-de-leonard-de-vinci-la-sainte-anne

Angelo De Grande -ilmegafono.org