Abbiamo contattato questa settimana per voi Paolo Miano, che ha realizzato un brano di indubbio interesse. Lo ascoltiamo per via telematica all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=tiP-gwMgnBs. Il disgelo è per Miano filosofia di vita e sound al limite del caraibico. Pillola da deglutire in meno di 3 minuti, rilascia endorfine importanti per vedere nelle piogge sole e mare. “Questa non è la mia vita e io la cambierò… la vita è un mistero almeno per me”. Il non accontentarsi è il messaggio del cantautore catanese che ci fa ballettare sulla sedia. Sintonizzatevi su youtube e continuate a leggere.
Gentile Paolo, perché fare ancora musica cantautorale oggi? Qualcuno pensa che manchi di attualità.
Innanzitutto un saluto a tutti i lettori ed un ringraziamento a voi per questa opportunità. Per venire alla sua domanda, in fin dei conti cos’è un cantautore se non qualcuno che scrive le canzoni che canta? Da questo punto di vista non mi sento molto legato alla definizione canonica di cantautore, soprattutto secondo la tradizione italiana, più imperniata sulla cura dei testi che delle musiche. Piuttosto, essere un cantautore per me significa essere un individuo che si espone al mondo esprimendosi attraverso la musica, con una libertà di giocare con i vari generi e registri che difficilmente si può avere altrimenti. In questo senso la figura del cantautore non può mai passare di attualità, ferma restando una sua evoluzione in sintonia con i tempi. Anzi, mi sembra che proprio questi ultimi anni siano un periodo florido per i cantautori, sia a livello internazionale che nazionale, soprattutto in ambito indipendente.
Quando ha deciso di cominciare a suonare?
Ho sempre avuto la passione per il canto fin da bambino. Poi in adolescenza c’è stato l’incontro con i classici del rock, una folgorazione. A 18 anni il mio primo gruppo, facevamo rock blues. Sono rimasto in ambito rock per circa 10 anni. Poi ho cominciato un lavoro regolare e ho smesso per un bel po’ di anni. Ma poi “è arrivato il disgelo” e ho deciso di tornare a vivere secondo la mia reale vocazione ed eccomi qua, nella solitaria veste del cantautore.
C’è qualche artista, magari non solo musicisti, cui si ispira nel suo lavoro?
Le mie fonti di ispirazione sono innumerevoli, soprattutto per ciò che riguarda l’aspetto musicale. Negli anni ho accumulato tanti ascolti e tante influenze molto diverse fra loro e più passa il tempo e più allargo gli orizzonti. Per quanto riguarda i testi mi ispiro semplicemente alla mia vita, cercando di comunicare il mio peculiare punto di vista sulle cose.
Il testo de “Il Disgelo” si caratterizza per essere diretto esemplice. Cosa c’è dietro questa sua scelta che si differenzia daquella di altri artisti molto criptici ed ermetici?
In realtà si è trattato di una scelta abbastanza spontanea, che nasce da una specifica urgenza di comunicazione e che riflette il mio modo di essere come persona. Capisco che giocare con l’ambiguità e la vaghezza possa avere un suo fascino poetico, mi è anche capitato in alcune mie precedenti esperienze di gruppo e non escludo che succederà ancora nel futuro. Ma credo che al momento il contenuto positivo e gioioso dei miei testi si sposi naturalmente con un linguaggio chiaro e semplice.
Il sound del suo brano è decisamente accattivante, da dove arriva?
Arriva dalla sapiente collaborazione con Riccardo Samperi e Giuseppe Furnari, che si sono occupati degli arrangiamenti dei miei brani. Le coordinate cubane le avevo già fornite in fase di composizione, le loro valenti mani hanno fatto il resto. Anche in questo caso, è stato spontaneo veicolare lo spirito ispiratore del brano attraverso un groove gioioso, quasi esultante. E cosa c’è di meglio dei Caraibi per questo?
Il suo brano trasmette molta speranza, da dove prende origine il suomessaggio? Ci può descrivere la sua filosofia di vita che leggo nellasua presentazione?
Disgelo è nato in un mattino di un paio di anni fa in cui mi sono risvegliato gioioso e pieno di fiducia, con il suo ritornello che mi ronzava in testa, musica e parole insieme. Avevo deciso che non avrei tradito più me stesso e sarei tornato a coltivare la mia aspirazione a diventare un cantante professionista. Da quel momento ho lavorato costantemente per realizzare questo obbiettivo. Certo, i momenti di sfiducia e sconforto non sono mancati, ma io credo proprio che la vera felicità non sia qualcosa che dipenda da circostanze esterne favorevoli, anche se queste certamente aiutano, ma che si costruisca quotidianamente coltivando la propria forza interiore, affrontando con coraggio le sfide che la vita ci propone. Qualsiasi strada si possa scegliere, anche in quella più sicura o comoda, ostacoli e sofferenze saranno inevitabili, quindi tanto vale rischiare scegliendo un percorso coerente con la propria natura e le proprie aspirazioni, fidandosi del proprio potenziale e del potere dell’auto-motivazione.
Sta lavorando a un album al momento?
L’album è sicuramente in programma, di materiale ne ho in abbondanza, ma la sua lavorazione non è prevista nel brevissimo termine. Diciamo che mi piacerebbe ultimarlo entro il primo trimestre del prossimo anno.
Cosa vede dopo il disgelo?
Dopo il disgelo non può che esserci una lunga e calda primavera. Dalle mie parti si dice che bel tempo e cattivo tempo non durano mai tutto il tempo. E in questo momento di crisi, questo augurio per tutti sia il mio arrivederci a presto.
Penna Bianca –ilmegafono.org
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