A pochi mesi dalla pubblicazione del singolo estratto (La catastrofe in me, di cui avevamo parlato su queste pagine) che ne anticipava l’uscita, è arrivato il nuovo album dei Miqrà, intitolato “Amor vincit omnia”. Il disco, uscito con l’etichetta Jonio Culture, è il secondo in carriera per questa band siciliana che è sempre capace di offrire musica di qualità, con contenuti intelligenti e con quella voglia di sperimentare che però non tradisce mai la loro precisa identità. “Amor vincit omnia” è un album che può rappresentare una sorta di ritorno espressivo, dopo la pandemia e dopo una lunga pausa, trascorsa a suonare e vivere e spezzata anche dall’uscita di un singolo bello, significativo e premiato, come Aretusa.
Nelle undici tracce che costituiscono “Amor vincit omnia”, i Miqrà mettono tutta l’intensità del tempo vissuto, le esperienze, le sensazioni, tutto ciò che accompagna l’esistenza dei componenti della band. Ne emerge una maturità che si traduce anche in una struttura sonora più ricercata, che mantiene l’identità indie/post rock e cantautorale e l’amore per le ballad, ma che si spinge di tanto in tanto verso generi diversi, come l’elettronica o addirittura il teatro canzone. Nella struttura dei contenuti, nell’uso dell’elettronica e del parlato, alcuni brani ricordano gruppi come gli Offlaga Disco Pax (che infatti vengono menzionati nella traccia Alice) e queste citazioni sono rese sempre con grande qualità.
“Amor vincit omnia” è un disco complesso e completo, che riesce a variare senza mai discostarsi però dal Dna musicale di questa ottima band, che continua a non sbagliare un colpo, a regalare canzoni e dischi che hanno un’anima pura, resistente a qualsiasi logica commerciale. I Miqrà (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata di “The Independence Play”, la nostra trasmissione radiofonica) si fanno sentire solo se hanno qualcosa da dire, da raccontare, qualcosa che poi assume la forma del genere di musica che prediligono e che sanno fare molto bene.
Redazione Musica -ilmegafono.org
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