È uscita una settimana fa, precisamente il 14 marzo, la produzione discografica che sancisce l’esordio di Kyoto, al secolo Roberta Russo, giovane songwriter classe 1996. Si tratta di un interessante EP intitolato “Limes Limen” uscito per l’etichetta Garden of J. “Limes Limen” si potrebbe tradurre dal latino in diversi modi, ma a noi, ascoltando le cinque tracce che lo compongono, ha trasmesso il senso di limite, di confine pericoloso, di varco invalicabile oltre il quale le percezioni cambiano, le dimensioni mutano, si invertono, si intrecciano. Le emozioni che scaturiscono lungo la tracklist appaiono come provenienti dal profondo dell’animo, senza filtri di alcun tipo, venendo fuori dunque nella loro natura verace e incontaminata.
Per esprimere questo concept, Kyoto si concentra su un genere che la appassiona fin dal suo primo ammiccamento con il mondo musicale e compositivo. Il genere è quello dell’elettronica applicata sul beatbox, in cui i suoni sintetizzati e la voce si mischiano tra di loro in maniera molto equilibrata, senza la necessità di conferire all’una o all’altra il ruolo di protagonista. È forse proprio per questo motivo che “Limes Limen” ha quei tratti magnetici e viscerali che catturano e ammaliano, capaci di scuotere nel profondo senza la necessità di creare inutile caos. Toccano le corde giuste, insomma, senza un inutile spreco di energie.
A questa atmosfera elettronica si aggiunge una componente di dream-pop che conferisce alla produzione di Kyoto quel pizzico di senso onirico che la aiuta ad entrare ancora di più in fase con l’orecchio dell’ascoltatore, catapultandolo in un ambiente introspettivo e sincero, ma allo stesso tempo cinico e oscuro.
“Limes Limen” ci ha convinto e come produzione discografica d’esordio ci fa capire che Kyoto (che abbiamo ospitato durante l’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”) ha tanto da raccontare e sicuramente ottime potenzialità da affinare e offrire poi al suo pubblico.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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