Sabato 7 luglio, a Siracusa, si inaugura “Ortigia in mostra”, progetto di arte diffusa concepito dalla galleria Sudestasi Contemporanea di Ragusa. Questa iniziativa, che vi avevamo annunciato lo scorso aprile (leggi qui), partirà con la mostra “Lei, riflessione pittorica sulla donna” di Mauro Drudi, una rivisitazione in chiave pop della “Vergine annunciata” di Antonello da Messina che, ripetuta centinaia di volte, diverrà una istallazione che trasformerà radicalmente la chiesa di San Cristoforo, nell’isola di Ortigia, centro storico della città.
Ma cos’è esattamente “Lei”? Pubblicità della religione o religione della pubblicità? Drudi ha scovato una vera e propria icona in Sicilia, l’Annunciata di Antonello da Messina, conservata a palazzo Abatellis, celebre museo palermitano allestito da Carlo Scarpa. Se volessimo ridurre questa mostra ad una sola frase potremmo dire: “L’Annunciata sta a Drudi come Marilyn Monroe sta a Warhol”. Entrambe le opere incarnano l’anima del paese in cui sono nate. Ma mentre la Marilyn era il simbolo della notorietà e della mercificazione della donna, Lei è piuttosto l’esaltazione di un archetipo che torna in auge attraverso l’opera di un artista, il cui animo e spirito creativo sono legati a doppio filo alla tradizione del Rinascimento italiano.
La Pop Art di Drudi passa attraverso la religione cattolica, anche se quest’ultima è stata praticamente annullata nella Lei. Lei è l’Annunciata ma svuotata da ogni significato spirituale, Lei è la donna. Drudi estrapola il timido sguardo, il mezzo sorriso e glissa sulle mani e sull’unico legame che il dipinto originale aveva con la religione: il libro di preghiere. Il volto ovale e il velo triangolare rendono perfetta questa composizione geometrica e fanno sì che questo ritratto possa attraversare i secoli e assomigliare sempre alla nostra vicina di casa. Antonello ha creato una madonna il cui viso simboleggia la quintessenza della figura femminile, Drudi l’ha vista, mangiata e digerita, resa di carne e alleggerita da ogni orpello, l’ha trasformata in un’icona Pop, la più italiana che abbiamo mai visto.
Quando abbiamo scoperto per la prima volta, per caso, l’istallazione di Mauro Drudi a Fano, un piccolo villaggio sul mare nelle Marche, ci ha colpito la sua maestosità. La chiesa barocca, in cui erano inserite le due pareti portanti i quadri della “Lei”, scompariva alle spalle dell’opera. Il risultato, infatti, è una navata effimera, inserita nella navata in muratura, composta da enormi pareti che, come pannelli pubblicitari tappezzati di manifesti, accompagnano il visitatore in un percorso alla scoperta dell’essere femminile. Lo stesso, ripetuto più di 300 volte, eppure sempre diverso.
Quest’anno, Sudestasi Contemporanea ha portato Lei in Sicilia. Dopo varie vicissitudini la scelta è caduta sulla chiesa di San Cristoforo a Siracusa, un’antica struttura medievale restaurata nel 1700 nella nuova veste barocca e incastonata tra le fitte vie di Ortigia. Questa chiesa sarà, subito dopo la conclusione della mostra, nuovamente restaurata e la sua affascinante decadenza lascerà il posto ad un’estrema pulizia, i segni del tempo saranno cancellati e il suo catalogo sarà l’ultima testimonianza del vecchio edificio.
Redazione -ilmegafono.org
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