Ci sono momenti nei quali chi fa musica ha bisogno di assaporarne pienamente l’essenza, di non perdersi necessariamente nel virtuosismo, nella tecnica di esecuzione, per concentrarsi più sul messaggio, su ciò che si vuole esprimere, su quell’urlo che viene da dentro e che le note, gli strumenti, le parole, combinandosi, sanno trasformare in canzoni. È quello che hanno fatto i Boxes, band empolese che pochi giorni fa (l’11 maggio) ha pubblicato il suo secondo album, intitolato “Swinging in nothing”, promosso e distribuito dall’etichetta (R)esisto.
Si tratta di un ep composto da sei tracce e caratterizzato da una linea melodica fondamentalmente rock, con richiami al pop rock e al new wave internazionale degli anni ‘80-‘90. Al di là del genere scelto, che non rinuncia anche a contaminazioni con altri stili (come le delicate sfumature quasi soul, ad esempio, in Lara o in A million thoughts), quello che risalta in questo album è l’atmosfera malinconica, intima che si percepisce in ogni brano, quasi fosse un percorso catartico da seguire lungo la strada del tempo che scorre.
Come ci hanno detto nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra web radio, questo ep ci parla di attesa, di quel momento che viviamo quando ci troviamo fermi a “dondolare nel niente”, ragionando su ciò che è finito nel nostro passato e nel frattempo osservando i cambiamenti, le mutazioni, le speranze che ci proiettano nel futuro. Tutto questo si percepisce da subito, dalla prima traccia, Graffiti, dove la musica è ridotta appunto alla sua essenza e mette ai margini effetti e distorsori per lasciare che le parole possano arrivare più facilmente, guidate da una voce allo stesso tempo profonda e delicata.
E se il singolo estratto I’m just looking at e la track title Swinging in nothing ci fanno sentire qualcosa di più specificamente rock, con le loro intro e i riff di chitarra, il brano Million Thougths ci riporta invece a una dimensione più malinconica, a tratti struggente, che ci immerge dolcemente nella moltitudine di pensieri che i Boxes vogliono comunicarci. All is still, invece, traccia di chiusura, è come una sintesi di tutto, un brano che ha una partenza fortemente rock, con distorsioni che incalzano, per poi ripiegare su una linea melodica più lieve e, quindi, ritornare al ritmo iniziale distorto e tambureggiante, con la voce che riesce ad adeguarsi ai cambi di ritmo.
Una fotografia perfetta di un ep che è malinconico ma non rinuncia alla speranza, osserva il tempo dondolandosi ma poi si prepara ai cambiamenti. I Boxes hanno scelto di dare più spazio al messaggio che vogliono farci arrivare, cercando di accompagnare con delicatezza l’ascoltatore, attraverso una musica che non stanca, ma accoglie, accarezza e sa creare la giusta atmosfera per trovare un po’ di pace per stare con noi stessi, con la sensazione di essere distesi a leggere e a pensare in un’amaca comoda durante un tranquillo pomeriggio estivo.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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