Regna un clima decisamente disteso tra le istituzioni dell’Unione Europea in merito alla regolamentazione dei rifiuti di plastica, tanto da disdegnare anche il termine “rifiuto”. Sul tavolo della Commissione Europea, infatti, è pronta una nuova strategia sulla plastica nel pieno delle regole sancite dall’ormai consolidata struttura dell’economia circolare. Più che rifiuti, infatti, le materie plastiche saranno coinvolte in una strategia multiforme in cui le parole d’ordine, oltre al riuso consapevole, saranno design, produzione e gestione del fine vita, creando un circolo virtuoso ad ampio raggio.
Insomma, cambieranno le modalità di riciclaggio in un’ottica volta alla creazione di nuove opportunità di lavoro e salvaguardia dell’ambiente. Sembrerebbe tutto perfetto, se non fosse per i tempi che Bruxelles ha deciso di prendersi: la strategia, infatti, procede con estrema cautela, troppa secondo alcuni, ma c’è da risistemare un processo di produzione e di riciclaggio che attualmente presenta numerose lacune.
«Con la strategia sulla plastica stiamo gettando le basi per una nuova economia circolare e orientando gli investimenti in questo senso. In tal modo contribuiremo a ridurre i rifiuti sulla terra, nell’aria e nei mari, offrendo al contempo nuove opportunità per l’innovazione, la competitività e un’occupazione di alta qualità». Queste le dichiarazioni di Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l’occupazione, dato che la strategia riguarda sia la produzione industriale, sia l’atteggiamento dei consumatori. Per quanto riguarda le industrie, l’Unione Europea prevede per le confezioni in plastica una produzione totalmente biodegradabile, riciclabile e riutilizzabile e per questo la Commissione sta provvedendo a una revisione dei requisiti legislativi per la produzione e vendita degli imballaggi.
L’obiettivo è quello di creare standard unitari per la produzione di polimeri, assicurando altri 100 milioni di euro per l’innovazione del settore. Per quanto riguarda i cittadini, invece, la Commissione prevede una netta facilitazione nella pratica di riutilizzo e riciclaggio delle materie plastiche, attraverso campagne di sensibilizzazione e diffusa informazione. Una più accurata etichettatura dei prodotti, inoltre, consentirà di riconoscere le materie biodegradabili e compostabili, oltre ad assicurare un maggiore accesso all’acqua potabile, riducendo l’utilizzo di bottigliette di plastica.
Le misure della Commissione Europea si rivelano necessarie soprattutto in seguito all’allarme che arriva direttamente dagli Oceani: negli ultimi 40 anni le materie plastiche diffuse sulle superfici degli oceani sono aumentate di 100 volte. Lo rivela l’associazione spagnola Ambiente Europeo, sottolineando che i mari sono ormai discarica quasi preferenziale per i rifiuti: i più comuni sono quelli in materie plastiche. A correre maggiori rischi sono flora e fauna marittima, oltre alle barriere coralline che rischiano di scomparire a causa dell’alterazione del ph delle acque e dell’inquinamento.
Occorrerebbe pertanto un tavolo di discussione più articolato e programmatico sulle misure da prendere anche in tema di salvaguardia dell’ecosistema, riprogettando l’intera filiera della produzione, dalla scelta delle materie prime al riuso.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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